Ecstasy fatale al sedicenne Lamberto: amico "pusher " patteggia 2 anni e 6 mesi

Rimini

RICCIONE. Due anni e sei mesi di reclusione. E' la pena patteggiata dallo spacciatore della dose fatale che costò la vita a Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello (Perugia) morto per overdose di Mdma (ecstasy) il 19 luglio 2015 dopo una serata trascorsa al Cocoricò.

Il Gup del Tribunale di Perugia Piercarlo Frabotta ha ritenuto congruo l'accordo raggiunto da tempo tra gli avvocati Gianni ed Eugenio Zaganelli e il pm Gemma Miliani e lo ha ratificato. L’imputato – Tommaso Calderini, un 22enne anche lui originario e residente a Città di Castello (Perugia), reo-confesso, doveva rispondere del reato di morte come conseguenza del reato di spaccio. Il particolare rito alternativo esclude la parte offesa (in questo caso i familiari dell’adolescente vittima di overdose) dalla possibilità di costituirsi parte civile. «Un patteggiamento – aveva scritto su Facebook nei giorni scorsi la madre di Lamberto – può salvare colui che ha commesso il reato ma punisce totalmente chi lo ha subìto». Non è escluso che la vicenda, chiusa dal punto di vista penale, possa continuare adesso in sede civile.

La procura di Perugia aveva “ereditato” le carte dell’inchiesta riminese, coordinata dal pm Elisa Milocco, che aveva individuato lo spacciatore. Lamberto, infatti, aveva contattato l'amico a Città di Castello, qualche giorno prima della serata in discoteca, per l’acquisto di una partita di ecstasy (2,4 grammi “spacciati” per 4 grammi) e il saldo del pagamento (250 euro) era avvenuto a Riccione in stazione, poco prima dell’ingresso in discoteca (l'accusato era arrivato con un'altra compagnia). «In discoteca, verso le tre, gli ho ceduto una ulteriore dose da 0,30 grammi - aveva confessato poi il pusher -. Era sudato ed euforico, contento di trovarsi al Cocoricò per la prima volta, ma non come uno che è agitato perché abbia assunto droga». I genitori di Lamberto, assistiti dall’avvocato Roberto Bianchi, hanno sempre detto di non essere «animati da un sentimento di vendetta», ma di confidare nella giustizia. La madre della vittima sui social mette di continuo in guardia gli adolescenti sui pericoli della droga e dello sballo.

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