L'annuncio del ministro libico: «Trattiamo l'estradizione di Lolli»

Rimini

RIMINI. Mentre l’ambasciata è in attesa di una risposta alla sua richiesta di poter visitare il detenuto e di sapere, così come la moglie e i due difensori, di cosa è accusato Giulio Lolli, in carcere dalla scorso 28 ottobre, ieri davanti alle telecamere il ministro degli Interni ha annunciato che il governo libico «sta lavorando per restituirlo all’Italia».

Una notizia clamorosa anche perché tra i due Paesi non esistono trattati in materia. Ma è anche vero che il nuovo corso aperto dal numero uno del Viminale l’onorevole Marco Minniti per contrastare la partenza dei barconi carichi di profughi verso la Sicilia, ha aperto scenari inimmaginabili fino a pochi mesi fa. L’annuncio, così plateale, ha spiazzato la moglie di Lolli che ha subito chiamato l’avvocata Valentina Rossi del Foro di Cosenza cui si è rivolta per districare questa intricata matassa. A questo punto il destino di Lolli, sempre detenuto in isolamento in una cella del super carcere guidato dalla Rada Force, la brigata antiterrorismo che fa capo a Abdel Raul Kara, uno dei leader salafiti alleati del governo di As Sarraja, sembra segnato. La consegna alle autorità italiane, infatti, vuole dire spalancargli la porta di un’altra cella per molti anni. Ai due mandati di cattura internazionale della procura di Rimini per i reati di truffa ed estorsione che lo vedono già a processo, si devono infatti aggiungere anche i 4 anni e sei mesi patteggiati da Lolli per la corruzione di alcuni finanzieri impegnati in una verifica fiscale.

Eppure la Libia in passato lo aveva “salvato”. È lo stesso Lolli a raccontarlo in una delle interviste rilasciate negli ultimi anni. «La Corte di Tripoli, in primo grado e poi in appello, ha respinto le richieste di estradizione da Rimini per un’accusa per me infamante: estorsione. Non nego la grande truffa degli yacht in leasing, su quello ho patteggiato con i giudici di Bologna. Ma il resto è troppo».

Il precedente

Giulio Lolli ha già conosciuto la durezza delle carceri libiche dove ha soggiornato per 8 mesi. Era il gennaio del 2011 e dopo la rocambolesca fuga dall’Italia, approdato in Tunisia sotto la protezione del cognato del presidente dell’epoca, quando scoppia la primavera araba viene espulso e ripara a Tripoli dove sarà catturato. Tornerà libero dopo otto mesi solo grazie alla rivolta contro Gheddafi. E con i miliziani impugnerà anche le armi.

Finita la guerra civile diventerà un intoccabile per i suoi nuovi amici. Convertito all’Islam in virtù di un “fioretto” mentre era in cella Giulio “Karim” (il Generoso) Lolli ha vissuto serenamente la latitanza, incurante dei venti di guerra che hanno continuano a soffiare in Libia, e lo scorso maggio è convolato a nuove nozze con Sawsan, giornalista libica, di 15 anni più giovane.

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