Sulle tombe solo fiori finti: i fiorai pronti a chiudere

RIMINI. Ad appassire questa volta rischiano seriamente di essere loro. I quattro fratelli Carlo, Carla, Giovanni e Renato De Carli, che hanno raccolto un testimone di famiglia che affonda le radici addirittura prima della seconda Guerra mondiale e da oltre settant’anni contribuisce al decoro del caro estinto. Un mondo frenetico e proiettato al futuro più che alla conservazione della memoria e del ricordo, la crisi economica che non risparmia alcun settore e gli ultimi “ritrovati tecnologici” minano infatti anche un’istituzione come quella degli storici fiorai del cimitero centrale di Rimini. Fiori finti e lumini elettrici non fanno sconti, assestano un uppercut alla tradizione e restando in metafora pugilistica mettono alle corde quella che è tutti gli effetti un’azienda di famiglia.

La cremazione

«Tutti questi fattori e il boom delle cremazioni hanno causato un calo della nostra attività di circa il 50% rispetto ai tempi d'oro» aggiunge un ulteriore elemento Carlo, che fa quindi una panoramica che sa quasi di… funerale. «Diciamo che in inverno si vendono per metà fiori freschi e per metà quelli finti, mentre oramai d'estate vanno solo questi ultimi. Per quanto riguarda i lumini, vanno invece per la maggiore quelli elettrici anche perché in certi posti quelli a cera non li vogliono: col vento infatti sporcano e a volte si spengono».

Giovani assenti

E’ una vera piantina generazionale e temporale quella che disegna. «I giovani non vengono a trovare i propri defunti e quando lo fanno prendono al massimo una rosellina o un'orchidea e se la cavano così. Oramai, solamente per le feste dei morti e a Natale si mettono a posto le tombe come si deve, perché vengono in visita i parenti da lontano e gli si vuol far vedere che le si cura nella maniera migliore» prosegue, incalzando ancora. «Diciamo che il fiore è un bene di lusso ed è una delle prime cose cui la gente rinuncia, mentre un tempo, soprattutto le vecchiette, piuttosto facevano a meno di tutto il resto e tagliavano parte della lista della spesa, ma i fiori e la cura del sepolcro erano sacri. Oggi invece, una volta messo il fiore finto, si sa che la tomba è sempre a posto e si viene di meno anche a far visita».

I risvolti economici

Una “rivoluzione” cui hanno dovuto adeguarsi pure i De Carli, ma che come detto rischia di interrompere i vari passaggi di testimone: «La mamma raccontava di aver iniziato qui a otto anni aiutando i nonni e giù c'è ancora il vecchio negozio di un tempo, il primo del cimitero. Io ho cominciato invece a 13 anni, ma penso che siamo una generazione che va a finire, perché si andrà tutti nel finto e con quello non si mantengono certo quattro famiglie… Per questo cerchiamo di darci sempre più da fare anche con matrimoni e funerali».

Addio lumini

Poi si mette a preparare un caffè per un cliente mentre poco più in là la cognata Ombretta serve una signora («Io metto tutto l'anno quelli veri, i finti solo in caso di emergenza quando lascio l'Italia per qualche tempo» ci tiene a specificare) e aggiunge: «Purtroppo è tutto vero, i tempi sono cambiati e sono rimasti in pochi a usare i lumini a cera tradizionali. Li usano più che altro per le cripte buie e per cellette che rientrano lungo la mura, perché sono protette dalla pioggia, e per don Oreste Benzi: il sabato e nei fine settimana c'è sempre gente che viene a trovarlo, a volte anche con i pullman da fuori, e gli porta un fiore bianco come amava lui e appunto qualche lumino “naturale”».

La nostalgia

Si vede che ama il suo lavoro e sospira: «È un peccato che le cose siano mutate così tanto: un tempo c’era proprio l’ambizione per chi metteva il vaso più bello. Non si faceva in tempo ad aprire che c'era la fila, ma ora le signore e le nonnine sono morte tutte e i giovani non hanno raccolto la tradizione di onorare i propri cari. Diciamo che chi ha in famiglia una persona morta da poco chiede ancora il fiore fresco, ma dopo qualche tempo e d'estate passa a quello plastificato».

Quindi chiosa con una sorta di podio delle preferenze: «I fiori più scelti sono la Liliana e la mazzetteria dei Crisantemi Margherita oltre all'Orchidea tradizionale (la cosiddetta Dendrobila) che la gente mette magari di fianco a un mazzo finto».

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