Tagli da "Balena Blu"

Rimini

RIMINI

Si sperava che lo spirito di emulazione non trovasse terreno fertile a Rimini. Invece no. Sono addirittura quattro gli adolescenti segnalati all’Ausl, perché c’è il sospetto che siano finiti nella rete della “Balena Blu”, sfida virtuale in cui un tutor spinge gli adolescenti a superare cinquanta prove, fino all’istigazione al suicidio.

Il girone infernale

I soggetti più deboli sono gli adolescenti e i tagli nelle braccia e nelle mani, i segni che compaiono per primi e che devono fare ipotizzare che qualcosa non va.

Ecco. Sono quattro i minorenni (tre ragazze e un ragazzo che frequentano le scuole medie inferiori) della provincia riminese che sono state segnalati all’Ausl perché c’è il sospetto si stiano cimentando nelle prove della “Balena Blu”. Qualcuno (scuola, medici di famiglia) si è accorto delle ferite e ha attivato la rete di salvataggio.

«In questo caso – spiega la dottoressa Tiziana Valer, responsabile della struttura “Responsabilità genitoriale e tutela minori” dell’Ausl Romagna – si attiva la rete di presa in carico di minori e la relativa procedura, laddove ciò si renda necessario in ordine alla situazione del nucleo famigliare nel quale emergono i casi sospetti». Un modo burocratico per dire che l’attenzione è altissima e che al minimo sospetto, si interviene.

“State attenti”

Già alla fine di maggio il Tribunale per i minorenni di Bologna aveva inviato al Garante per l’infanzia e quindi ai servizi dell’Ausl le “modalità d’intervento”.

«Si tratta di fatti di estrema gravità - si legge nella nota - che non consentono, per la gravità del loro progredire verso atti estremi, di essere affrontati solo con i mezzi ordinari di comunicazioni alla Procura minorenni e ordinaria. Non è immediatamente chiaro, inoltre, se il minore (su cui ad esempio si riscontrino tagli), sia effettivamente coinvolto nel gioco e in caso positivo, quale sia lo step al quale sia giunto». Si fa pertanto appello ai servizi e alle istituzioni che possono avere notizia del coinvolgimento di rivolgersi immediatamente ai servizi sociali che interverranno con «priorità assoluta» per informare la famiglia, verificare la partecipazione al gioco e interromperlo.

Ovviamente si segnala tutto all’autorità giudiziaria.

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