Così il Fellini è fallito. «A Ryanair 41 euro a passeggero»

Rimini

RIMINI. «Nei migliori cinque anni del Fellini, Rimini ha investito 55 milioni di euro, pagando a Ryanair ben 41 euro a passeggero e a Wind Jet anche di più. Con quella cifra Aeradria ha sfiorato il milione di passeggeri, io con gli stessi soldi porto qui Heathrow».

L’amministratore delegato di Airiminum Leonardo Corbucci ha presentato ieri il Piano di sviluppo dell’aeroporto da qui al 2037. Lo ha fatto nel corso del First Adriatic Travel Forum in cui ha indicato in 13 milioni di passeggeri l’obiettivo da raggiungere nell’arco dei prossimi 20 anni.

Oggi lo scalo di Miramare, dalla riapertura dell’aprile 2015, viaggia intorno ai 300mila clienti all’anno «in media con i dati del passato, eccezion fatta per quei cinque anni – chiarisce l’ad –. Non possiamo essere messi alla berlina per i nostri numeri, anche perché dopo aver vinto il bando, l’aeroporto ce l’hanno tolto e restituito per due volte. Di sicuro non torneremo alle logiche del 2011, perché io non ho tanti soldi da perdere».

Low cost

Un concetto ribadito nel corso del Forum che si è svolto ieri al palacongressi con ospiti importanti come il sottosegretario del ministero dei trasporti Del Basso De Caro, Alessandra Priante del ministero del turismo e persino il direttore generale dell’Enac Alessio Quaranta.

Il principio da cui muove Airiminum è che se Rimini vuole il traffico delle più importanti compagnie low cost deve mettere mano al portafoglio «perché noi da soli non siamo in grado di garantirle». «Ho incontrato almeno quattro volte tutte le maggiori low cost europee: Ryanair, Easy Jet, Vueling. Se restiamo da soli piano, piano, questi voli arriveranno comunque, perché oggi siamo un aeroporto ambito – sottolinea Corbucci –. Ma un conto è avere tre rotte, un altro venti. Dipende dal territorio. Intanto abbiamo chiuso un accordo di cinque anni con il ministero e l’aeroporto di San Pietroburgo che conta 13,3 milioni di passeggeri».

Il piano industriale

Airiminum ha colto l’occasione del Forum per presentare il Piano industriale realizzato in collaborazione con i tedeschi di Fraport, un colosso nel mondo degli aeroporti. Dopo aver chiuso il 2016 con 236mila passeggeri, Airiminum intende salire a 340mila nel 2017 e 408mila il prossimo anno quando è previsto l’arrivo delle prime compagnie low cost. La crescita sarà graduale ma costante: il 20% all’anno fino a “scavallare” nel 2023 il milione di passeggeri. Poi due milioni nel 2027, tre milioni nel 2029, 3,6 milioni nel 2030, 9 milioni nel 2035, 10,8 nel 2036 fino a toccare quota 13 milioni nel 2037.

La Spa dei cieli vuole puntare su turismo e low cost per servire l’area adriatica centrale che «con una ricettività pari a un milione di letti, può diventare la principale piattaforma turistica d’Europa». Mentre per quanto riguarda i cargo l’obiettivo è sviluppare la “catena del freddo” per creare la principale base logistica del centro Italia oltre ad ospitare i corrieri internazionali. Un business che però non può certo prescindere dai collegamenti (strade e treni) con il resto del Paese «che oggi lasciano molto a desiderare».

Il modello da seguire è l’aeroporto di Bergamo che, pur circondato da scali importanti come Malpensa, Linate e Verona, è stato in grado di generare flussi di prim’ordine. La pista di Orio al Serio, nel 1995 aveva 330mila viaggiatori, saliti a 1,2 milioni nel 2002, oggi diventati 11,1 milioni. Con Ryanair che in 15 anni ha portato 70 milioni di passeggeri.

Futuro in vista

Il primo passo è creare nell’arco di un anno «un meccanismo pubblico per veicolare i fondi privati e i contributi pubblici verso le compagnie low cost e i principali tour operator» fino a creare un’agenzia privata di promozione per coinvolgere i principali operatori del turismo «e un club in grado di profilare un prodotto sulle effettive esigenze dei mercati da aggredire».

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