Il ministro chiede le carte

Rimini

RIMINI

Il ministro della giustizia Andrea Orlando, attraverso gli uffici del suo dicastero, chiederà le carte dell’inchiesta sul caso Gessica, semplicemente per avere maggiori informazioni: niente, infatti, lascia pensare a presunte responsabilità a carico del magistrato riminese finito nella bufera dopo l’uscita televisiva di Maurizio Costanzo, capaci di giustificare quell’ispezione di carattere punitivo sollecitata nel corso del salotto televisivo. Un sospetto che gli stessi avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi hanno allontanato nel chiarire in chiave “tecnica” le perplessità espresse dalla loro assistita.

Il guardasigilli, chiamato in causa in trasmissione, si era impegnato a capire se dietro alle lamentele della ragazza riminese sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato il 10 gennaio scorso, ci fossero delle anomalie procedurali. Ma se qualcuno avrebbe potuto agire diversamente per tentare di evitare l’aggressione, quello - hanno chiarito i legali - non è il Gip e neppure il sostituto procuratore che conduce l’inchiesta. Tirato per la giacca dopo il suo intervento telefonico nel corso del programma, il ministro Orlando ha ribadito di voler approfondire gli asseriti ed eventuali difetti di comunicazione nella fase delle indagini preliminari. Una promessa suggellata da un abbraccio tra il politico e la ragazza.

Il clamore mediatico

A questo punto, visto il clamore mediatico (la prima puntata dello show ha avuto 1,4 milioni di spettatori e più del 17 per cento di share) era il minimo che il ministro potesse fare oltre alle rassicurazioni riguardo alle spese mediche e all’impegno nei confronti delle persone offese da reati così odiosi. Dalla richiesta di informazioni sul caso non hanno niente da temere i magistrati riminesi, che hanno già incassato la solidarietà di colleghi e avvocati penalisti. Emotività, convinzioni personali e pregiudizi rischiano di prendere il sopravvento sui dati oggettivi in televisione (o sul web), ma non nella lettura delle carte giudiziarie. La semplificazione e la distorsione dei fatti non giovano alla credibilità né della magistratura, né dell’informazione.

Fascicolo a Roma

Sarà il segretario particolare del ministro Luca Spataro, presente all’incontro riservato di ieri, a far sì che il “fascicolo” approdi a Roma. In realtà sarebbe sufficiente andarsi a rileggere le cronache (o il codice?) per capire perché il giudice decise di non arrestare il “futuro” aggressore. Di fronte a un uomo di fatto incensurato (nei suoi confronti in passato era stato emesso un decreto penale di condanna) e mai violento nei confronti della giovane donna, il Gip - a due soli giorni dalla richiesta - optò per la misura cautelare alternativa, e più “morbida”, del divieto di avvicinamento. Un secondo passo, dopo la violazione dell’ammonimento del questore, verso quella gradualità di interventi prevista dal legislatore. Impose all’ex fidanzato di stare alla larga da Gessica almeno cinquecento metri, ma in realtà non era possibile perché abitavano a due passi l’uno dall’altra. Così il divieto, in assenza di obiezioni, si ridusse a soli cinquanta metri, ma venne “aggravato” dall’obbligo, per l’uomo, di restare a casa nelle ore notturne (dalle 22 alle 7). Si noti che la richiesta di arresto del pm risale al 28 settembre 2016 (l'aggressione con l'acido avverrà solo il 10 gennaio 2017) e con gli elementi emersi a carico dell'indagato fino a quel momento.

Aggressione e balestra

Il pm sottolineava la pericolosità del soggetto alimentata da condotte aggressive, e dal sequestro in casa di una balestra, rivolte però verso un collega “rivale” e non contro Gessica. Nessuno segnalò mai al giudice eventuali violazioni alle sue prescrizioni da parte del sospettato.

L’ordine di non uscire di sera rimase valido fino alla metà di novembre 2016, quando, su richiesta del difensore, venne revocato: lui, però, nelle settimane precedenti aveva fatto il bravo, rispettando le regole in pieno, come da conferma della parte offesa. Gessica, consultata al riguardò, non manifestò particolari timori. Nel frattempo l’ex fidanzato, in ogni caso, doveva rimanere a distanza e non poteva comunicare con lei. In realtà si è scoperto, ma solo dopo l’arresto seguito allo sfregio, che i due si sarebbero incontrati, parlati e spediti dei messaggi. «Lo facevo per tenerlo buono», ha raccontato Gessica ai suoi amici. Sarebbe bastato che all’orecchio del pubblico ministero o del giudice fosse arrivata la notizia delle violazioni imposte all’uomo per giustificare un provvedimento di arresto che a quel punto sarebbe stato, al pari di quanto avvenuto in altre occasioni, inevitabile e veloce. Perché Gessica preferì non denunciarlo, ma si limitò, a un certo punto, a “bloccarlo” sui social network? Il punto è proprio questo: lei sostiene di aver confidato le sue ansie e le sue preoccupazioni a un rappresentante del corpo forestale dello Stato, impegnato nelle indagini, ma non risulta che il contenuto di questi colloqui sia stato mai verbalizzato. Il giudice, in ogni caso, non ne ha mai saputo niente e di conseguenza non sarebbe potuto intervenire disponendo un aggravamento della misura di custodia. C’è chi, infine, fa notare che se anche a settembre il Gip avesse concesso l’arresto l’uomo tre mesi dopo sarebbe stato comunque libero e che in ogni caso, se determinato a usare violenza, avrebbe potuto anche evadere dai domiciliari. La stessa Lucia Annibali, a suo tempo interpellata dal Corriere Romagna su possibili disguidi era stata molto chiara: «Non direi che la giustizia non abbia funzionato. Provvedimenti come l’ammonimento, il divieto di avvicinamento non possono impedire di per sé la commissione di un crimine, ma lasciano comunque una traccia nella storia della persecuzione che tornerà utile al processo. E’ importante che le donne si convincano a denunciare anche la più piccola violenza». Anche Gessica imparerà, col tempo, a non cadere nei tranelli di chi - in nome dell’audience - sparge il sale della polemica (e nell’occasione anche quello del mago Otelma) su ferite, letteralmente, ancora aperte. Maurizio Costanzo, contattato per una replica, ha preferito non intervenire.

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