Lettera proibita spedisce Balducci in cella

Rimini

RIMINI. Una lettera raccomandata rispedisce Daniele Balducci in carcere. L’uomo si trovava agli arresti domiciliari. Il 48enne commercialista riminese, ex consulente del tribunale, fino a un anno fa era considerato uno dei più stimabili professionisti in città. Dal 19 marzo dell’anno scorso, data del suo arresto, a oggi, ha invece collezionato una sfilza di guai che sembrano non avere fine. Condannato in primo grado nel novembre scorso a dieci anni di reclusione per un primo filone d’indagine che comprendeva l’accusa di corruzione in atti giudiziari, tra poche settimane tornerà alla sbarra per le ipotesi di reato emerse nel secondo filone d’inchiesta, sempre “curato” dal pm Davide Ercolani e dagli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Ma c’è di più. Ottenuti i domiciliari dopo una lunga detenzione preventiva, Balducci non si è attenuto all’obbligo che gli imponeva di non comunicare all’esterno. Nello spedire una raccomandata a un’agenzia immobiliare ha quindi violato le disposizioni del giudice, circostanza che già di per sé gli sarebbe valsa l’aggravamento della misura di custodia cautelare, per entrambe le inchieste. Ma anche stavolta, c’è di più: il contenuto della raccomandata. Nella missiva, infatti, Balducci intendeva far valere un accordo, ritenuto falso, asseritamente risalente al 2012 per rivendicare la possibilità di subentrare al preliminare di acquisto di un immobile, sede di un night club, nel frattempo finito sotto sequestro. Secondo gli investigatori si tratterebbe di un tentativo maldestro di di sottrarre ai sigilli il bene, tanto che Balducci si ritrova indagato anche perla nuova ipotesi di reato nel fascicolo riguardante la vicenda del locale notturno. Nelle perquisizioni non è infatti emersa traccia del presunto accordo. Un altro aspetto della vicenda non è passato inosservato: l’interlocutore di Balducci riguardo al presunto accordo, ritenuto falso, è Francesco D’Agostino, vecchia conoscenza delle cronache giudiziarie. I due si sarebbero conosciuti durante la detenzione in carcere. Erano vicini di cella e qualcuno ricorda adesso di averli visti familiarizzare durante i momenti di socializzazione.

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