La "scure" sui vitalizi si ferma a pochi spiccioli

Rimini

RIMINI. Tagli di pochi spiccioli ai vitalizi di onorevoli e senatori anche riminesi. Le cifre le rende note Il Fatto quotidiano che pubblica le indennità riservate ogni mese ai politici della Camera e a quelli del Senato, aggiornate al mese di ottobre di quest’anno.

La riforma voluta da Montecitorio ha introdotto un nuovo sistema di calcolo che però non ha cambiato granchè il risultato finale. I vitalizi hanno subìto sì una riduzione dal 2012 in poi, ma soltanto per chi non ne usufruiva in precedenza. E’ però diminuito il numero dei beneficiari: scesi da 1.518 a 1.286 fra gli onorevoli, da 891 a 836 fra i senatori.

I politici più o meno riminesi che compaiono in questa classifica sono undici. Svetta il senatore Filippo Berselli nativo di Bologna ma il cui nome è indissolubilmente legato a Montefiore Conca, paese di cui oggi è anche prosindaco. Entrato in Parlamento nel lontano 1983 nelle file del Msi ci è rimasto fino alle elezioni del 2013, quando non è stato ricandidato. Passato da An al Pdl ha ricoperto a lungo ruoli di primo piano come quello di sottosegretario alla Difesa. Quanto alle cifre, Berselli è al top: 6.939 euro (l’importo è rimasto identico) al pari dell’attuale sindaco di Benevento Clemente Mastella, e spesso anche più avanti dei più blasonati inquilini del Transatlantico. Lo segue Armando Foschi, senatore della Dc dal 1979 al 1994, con 6.013 euro al mese (cifra identica al passato). Foschi, in verità, ha provato a più riprese a chiedere lo stop al vitalizio. Lo ha fatto la prima volta nel 1991 quando ancora era in carica e l’ultima nel 2012, ma la risposta (del presidente del Senato in persona) è sempre stata la stessa: «Non è possibile».

Sul terzo gradino del “podio” il senatore Giampaolo Bettamio (Fi - Pdl), rimasto a Roma per quattro legislature, e con un ricco assegno da 5.638 euro (anche per lui la quota è invariata). Fra gli eletti a Rimini figura anche: Gianfranco Pasquino, senatore dal 1983 al 1992 e dal ‘94 al ‘96 per la Sinistra Indipendente e per i Progressisti che guadagna 4.581 euro. A chiudere il blocco delle “indennità invariate” c’è poi l’ex sindaco di Riccione Terzo Pierani, una legislatura “ridotta” da senatore con il Pds dal 1992 al 1994: riceve 2.381 euro.

C’è invece un’altra pattuglia di onorevoli e senatori colpiti dalla “scure” della riforma. Il più penalizzato è l’ex ministro all’Ambiente e sottosegretario Gianni Mattioli, entrato alla Camera nel 1987 con i Verdi e rimasto in Parlamento fino al 2001 dopo essere transitato nelle file di Sel: ha visto ridursi i suoi emolumenti di ben 76 euro da 5.093 a 5.017 euro. Sono invece 60 gli euro in meno per Nicola Maria Sanese deputato di lungo corso della Democrazia cristiana, entrato in Aula nel lontano 1976 e rimastovi fino al 1994: il suo incasso mensile è sceso da 5.517 a 5.448 euro. Taglio da 41 euro per Ennio Grassi, tre legislature con il Pci-Pds dal 1990 in poi, passato da 4.082 a 4.041 euro. Perde 34 euro anche Veniero Accreman, in Parlamento nelle file del Pci dal 1963 al 1976: sceso da quota 3.464 a 3.430 euro.

Giovanna Filippini, deputata del Pci dal 1983 al 1990, si deve accontentare di 2.618 euro, 15 in meno rispetto al precedente assegno. Perde 12 euro (da 3.045 a 3.033 euro) anche il senatore Sergio Gambini, dal 1996 al 2006, a Roma nelle file dei Ds. Fra i privilegiati spunta infine l’onorevole dei Verdi Mauro Bulgarelli, in carica dal 2001 al 2008: percepisce un vitalizio di 3.408 euro.

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