Tracollo delle nascite: - 11,2%

Rimini

RIMINI. Tracollo delle nascite, Rimini registra una discesa a due cifre: un meno 11,2 per cento che rappresenta quasi il doppio rispetto al meno 6 per cento che si è verificato in Italia nei primi sei mesi dell’anno. I numeri delle natalità da gennaio e giugno segnano infatti 552 nuovi bambini, che in termini assoluti si traducono in 70 in meno rispetto ai 622 dello stesso lasso di tempo dell’anno precedente. Un trend negativo che si è verificato a partire dal 2008 fino al 2013 da quando poi era iniziato un lento e progressivo aumento. Che adesso sembra essersi di nuovo fermato. Numeri negativi, questi, che secondo il vicesindaco Gloria Lisi «sono dati da paure figlie di un welfare nazionale da cambiare radicalmente, con coraggio».

Il nuovo stop che si registra a livello locale ha numeri ben più negativi rispetto alla media nazionale: in Italia sono state registrate in sei mesi 14.600 nascite meno dell’anno prima, passando da 236.100 a 221.500, pari a un calo del 6,18 per cento.

Il periodo d’oro del “baby boom” degli anni Sessanta è quindi sempre più lontano: Rimini aveva toccato il picco nel 1964 con il record di 2.128 nuovi nati. Poi dal 1994, quando la quota si era attestata su 1.032 nuovi bimbi, era partita una progressiva crescita fino al 2008, quando ne erano stati raggiunti 1.457. Da quell’anno, il declino: subito la discesa nel 2009 a 1.322, diminuiti piano piano fino ai 1.236 del 2013. L’anno successivo, nel 2014, c’era stato il cambio di tendenza: si era di nuovo saliti a 1.251 e poi a 1.254 nel 2015.

Adesso con questo nuovo tracollo semestrale del 2016, seppur parziale, si prospetta una nuova diminuzione, in cui ci sarà comunque ad attenuare il contributo dei figli degli stranieri: lo scorso anno su 1.254 sono stati 271, ovvero il 21,6 per cento del totale; e sono stabilmente sopra le 200 nascite ormai dal 2009. Altro dato, che contribuisce a chiarire la situazione, è fornito dal Comune: «Le uniche famiglie riminesi che crescono sono quelle unipersonali, che rappresentano di gran lunga le più numerose, poco meno di 24 mila, doppiando quelle con tre componenti e triplicando quelle con quattro».

Secondo il vicesindaco Gloria Lisi «ormai è palese come a incidere in maniera sempre più determinante sulle scelte di vita dei nostri giovani siano variabili di tipo economico, occupazionale e di welfare». A sostegno della propria tesi, l’esponente di giunta aggiunge: «Come recentemente mostrato dalle indagini Istat e Caritas, crolla infatti a livello nazionale la genitorialità tra gli under 35. C’è sfiducia nei progetti di vita perché mancano i fondamentali, il reddito, almeno un lavoro stabile, le reti famigliari e l’integrazione tra tempi di vita e lavoro». Insomma, il vicesindaco con delega con delega alla Protezione sociale, conclude precisando che «chi fa un figlio deve assere aiutato e sostenuto, chi ne fa due ancora di più. Gli esempi in Europa ci sono, è ora di discuterne nel merito uscendo dalla sterile litania della politica italiana sul valore etico della famiglia».

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