Cocoricò, non dichiarati 4,5 milioni

Rimini

RIMINI. Per non avere presentato le dichiarazioni di imposta negli anni 2009 e 2010, omesso ricavi complessivi per 4,5 milioni di euro ed evaso l’Iva per un milione di euro la Guardia di finanza di Rimini ha eseguito venerdì scorso un sequestro preventivo per equivalente (per un valore di pari entità al presunto profitto del reato) ai danni di Marco Palazzi, che in qualità di amministratore di fatto della società avrebbe gestito la discoteca “Cocorico” anche in quel periodo.

Il 48enne imprenditore riminese, al pari dell’amministratore di diritto dell’epoca (un genovese di 62 anni, residente a Riccione che risulta irreperibile) è indagato per il reato di evasione fiscale.

Su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Rimini Sonia Pasini le fiamme gialle hanno provveduto a “congelare” i saldi attivi dei conti correnti e ad apporre i sigilli a un appartamento (situato a Rimini in via Tanaro, del valore di 170mila euro) riconducibile a Palazzi che è difeso dall’avvocato Alessandro Catrani.

Si tratta di un nuovo effetto della verifica avviata dai finanzieri nel 2014 a partire dall’analisi dei parametri economici di riferimento considerati poco in linea rispetto al giro d’affari che ci si poteva aspettare dalla prima discoteca d’Italia.

Un’attività risultata, bilanci ufficiali alla mano, poco o per niente remunerativa per chi via via l’aveva gestita nei quinquennio precedente.

E così, come era già accaduto per le irregolarità della dichiarazione del 2013 (che hanno portato alla contestazione sempre a Palazzi di una presunta evasione di 230mila euro), anche per gli anni 2009 e 2010, una volta superati i valori soglia, l’inchiesta si è trasformata da amministrativa a penale (titolare del fascicolo è sempre il sostituto procuratore Luca Bertuzzi).

Gli investigatori del Gruppo di Rimini, guidati dal tenente Giacomo Cucurachi, contestano l’omessa dichiarazione d’imposta. Il presunto prestanome e l’amministratore di fatto Palazzi, secondo gli investigatori, sono da considerarsi almeno per quel periodo “evasori totali”. Non sono stati infatti dichiarati ricavi del Cocorico (per il 2009 e il 2010), che invece secondo i finanzieri sarebbero stati pari a due milioni di euro il primo anno esaminato e a due milioni e mezzo di euro il secondo anno.

I sequestri dell’altro giorno, ai fini della confisca, sono appunto una conseguenza della “vecchia” ispezione e non coinvolgono in alcun modo il patron del locale Fabrizio De Meis, né l’attuale società di gestione.

Lo stesso pm Luca Bertuzzi e gli uomini della Compagnia della Guardia di finanza di Rimini, guidati dal capitano Giovanni Linardi, sono impegnati da tempo in un altro filone d’indagine con l’obiettivo di ricostruire la composizione del gruppo, complessa e in continuo movimento che nel tempo ha portato avanti l’attività della discoteca. Un insieme di società con a capo una holding, che prende in affitto il locale e ne dà in affitto la gestione (con i “muri” del locale che appartengono invece a società riconducibile a una famiglia di albergatori riccionesi). La gestione del locale (e delle attività parallele) è rimbalzata via via tra diverse società che si sono alternate tra loro sia per occuparsi della discoteca, sia di iniziative parallele. Lo scopo dell’approfondimento d’inchiesta è capire se esistano davvero degli utili “nascosti” ed eventualmente anche in quali tasche siano finiti.

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