Maresciallo degradato e condannato

Rimini

RIMINI. Patenti nautiche conseguite senza sostenere l’esame. Undici mesi dopo le manette, l’ex primo maresciallo della capitaneria di porto di Rimini Claudio Stasi, ha chiuso la sua partita con la giustizia patteggiando una condanna a 4 anni e sei mesi di reclusione per corruzione, falso in atto pubblico, tentata concussione.

Ex perchè da ieri è tornato marinaio semplice. Il Gup Vinicio Cantarini, dopo aver sancito la sua interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e disposto il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, anticamera del licenziamento-congedo che dovrà essere deciso dal comando generale della Guardia costiera, lo ha infatti anche degradato. Se continuerà ad indossare la divisa, Stasi che si trova tuttora agli arresti domiciliari sospeso dal servizio, lo farà dal gradino più basso della piramide gerarchica.

L’ex sottufficiale, che è difeso di fiducia dall’avvocato Luca Ventaloro, fu arrestato il 18 febbraio dello scorso anno, così come richiesto al Gip del tribunale di Rimini Sonia Pasini dal sostituto procuratore Davide Ercolani, particolarmente sensibile e attento alle pene accessorie per chi infrange la legge indossando la divisa. Ha infatti lavorato a lungo come Pm alla procura del tribunale militare di La Spezia. Con Stasi era finito nei guai anche l’ex luogotenente Vincenzo Loiacono, 58 anni, in servizio alla capitaneria di porto di Pesaro fino al 2013.

I due militari, entrambi originari di Brindisi e amici di vecchia data, avrebbero attestato il superamento dei test orali e scritti per l’ottenimento della patente nautica oltre le 12 miglia. Un meccanismo che andava avanti almeno dal 2006, che ha portato nelle tasche degli indagati decine di migliaia di euro, venuto alla luce solo nel 2012. In quell’anno l’allora presidente della Cooperativa Pescatori di Cattolica, dovendo commutare il titolo di guida professionale in patente nautica da diporto, si rivolse alla capitaneria di Rimini e dovette vedersela con Stasi. Fu lui a sollevare delle obiezioni su presunte irregolarità, superabili attraverso il pagamento sottobanco di 400 euro. Per tutta risposta il presidente si rivolse ai carabinieri. Si è poi risaliti al collega “pesarese” che aveva sparso la voce per poi incassare la sua quota quando riusciva ad agganciare aspiranti “lupi di mare” della sua zona (gli indagati nel Pesarese sono ben sette). I diportisti coinvolti sono sfilati uno a uno in caserma e hanno ammesso di avere “comprato” le proprie patenti nautiche. I diportisti erano disposti a pagare mazzette per ottenere, senza sforzo, il permesso di guidare natanti fino a ventiquattro metri anche in mare aperto. Il “prezzo” andava dai 5mila ai 13mila euro, a seconda delle disponibilità degli acquirenti.

Anche Loiacono, che è assistito di fiducia dall’avvocato Giovanni Orciani del Foro di Pesaro, non appena riceverà l’avviso di conclusione delle indagini a suo carico, dovrebbe seguire la strada intrapresa dall’amico e patteggiare.

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