Sul bus senza ticket, arrivano i vigilantes

Rimini

RIMINI. Mezzi vecchi e dunque più inquinanti, ma tariffe tra le più basse. E un giro di vite contro i “portoghesi” che porterà, dopo la sperimentazione del 2015, a indire ad aprile una gara per potenziare con il privato l’attività di controllo. Il presidente di Start Romagna, la società che gestisce il trasporto pubblico nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, Marco Benati, illustra in commissione le caratteristiche del servizio, incalzato dai consiglieri di opposizione in particolar modo su tariffe, parco mezzi, evasione e sicurezza. Precisando da un lato che entro un anno e mezzo dovrebbe essere indetta la nuova gara per l’affidamento del servizio, anche se non si sa con quali confini; dall’altro che non è in mano all’azienda né la potestà delle tariffe né quella delle sanzioni. Nel 2015, espone i numeri, la rete di servizio conta 7,2 milioni di chilometri in proprio e 900mila in sub affidamento. Il prezzo del ticket semplice è di 1,30 euro, in regione fanno meglio Modena, Reggio Emilia e Piacenza (1,20), contro una media nazionale di 1,50. Mentre il mensile, 28 euro, è il meno caro e l’annuale (256 euro) è battuto solo da Reggio Emilia. Le medie italiane sono rispettivamente oltre 36 euro e oltre 283. Discorso diverso per l’abbonamento under 26 (235 euro), il più caro dopo Modena e Piacenza (260).

Le note più dolenti arrivano però dal parco mezzi: su 177 mezzi, 171 alimentati a diesel, zero a metano perchè manca l’impianto di erogazione, e sei filobus, hanno un’età media di quasi 15 anni contro i circa 12 di Ravenna e i 13 di Forlì-Cesena, e una media italiana di 12,2. In tutto sono 60 i bus Euro 0, di cui circa la metà (28) a Rimini.

Ecco perchè Benati rimarca più volte la necessità di investire in nuovi mezzi anche se una doccia gelata gli è arrivata due giorni fa dalla Legge di stabilità regionale: invece di una gara emiliano romagnola si andrà a una nazionale con «tempi e modi più complessi».

Di certo su Rimini non sono stati fatti acquisti nel 2014, mentre nel 2015 ne sono arrivati quattro a gasolio. E non giova, aggiunge, che nonostante la fusione i tre bacini romagnoli non sviluppino alcuna sinergia. Intanto a Ravenna si va a sperimentare, primo caso in Europa, l’alimentazione a idrometano.

Sul fronte controlli, prosegue Benati, l’azienda ha messo in campo il progetto “Ok bus” per la «qualità e legalità del servizio». Avvalendosi sia dell’ausilio di un’azienda privata sia del supporto delle forze dell’ordine. Ad aprile verrà appunto indetta una nuova gara per trovare i controllori privati, rivolta per esempio alle guardie giurate.

A Rimini, prosegue il presidente, mancano ancora le telecamere a bordo (è aperto un dialogo con la Prefettura), mentre per i tornelli verrà avviata al sperimentazione a Ravenna. Si pensa inoltre anche a un meccanismo elettronico per la «validazione obbligatoria, un turbo in più sia per la sicurezza che per la pianificazione». La sanzione, decisa dalla regione, è di 65 euro («tantino») e il tasso di evasione è sceso a dicembre al l’8,4% dal 13,6% di maggio. Sul territorio di competenza le multe sono state circa 50mila e i controlli tra i 600mila e i 700mila.

Infine, per quanto riguarda i costi per chilometro, Rimini è maglia nera con 3,88 euro, rispetto ai 3,26 di Forlì-Cesena, ai 3,29 di Ravenna e ai 3,54 regionali. Ma i ricavi sono superiori, 1,38 euro rispetto a 72 centesimi, 66 centesimi e 1,19 euro.

Insomma, conclude Benati, «contesto che Start Romagna costi troppo. I costi operativi sono efficienti, le tariffe positive, anche se serve un’inversione di tendenza sugli investimenti».

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