I presidenti dei gruppi consiliari della Provincia infuriati con la Rai: «E' in disastro da tre anni»

Rimini

RIMINI. La Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari della Provincia di Rimini «protesta per il perdurante disservizio cui, da oltre tre anni, sono purtroppo costretti a fare quotidianamente i conti i cittadini che risiedono in numerose zone del territorio riminese, in particolare l’Alta Valmarecchia».

Dal novembre 2010, quando si è passati dal segnale analogico al digitale terrestre, «intere zone della provincia di Rimini hanno dovuto ‘obtorto collo’ rinunciare alla visione dei canali Rai, causa pessimo o del tutto assente segnale televisivo. Una inefficienza che non solo penalizza migliaia di utenti, specie anziani, a cui comunque la tv di Stato non manca mai di recapitare per tempo il bollettino del canone annuale da versare. Ma soprattutto si tratta di una inaccettabile discriminazione verso tutti coloro che vivono e risiedono in territori già di per sè ‘appesantiti’ da minori o più lontani servizi rispetto alle aree metropolitane. Se per la Rai il pagamento del canone è uguale a ogni latitudine, usufruire o non usufruire dei suoi programmi è con ogni evidenza prerogativa rispettivamente di cittadini di serie A e cittadini di serie B».

La Conferenza affonda ancora: «Quello che sconcerta è il fatto che il problema sia ormai da tempo stato sollevato da utenti, comitati, associazioni dei consumatori, enti locali. Ma nonostante le proteste, anche formali, la Rai dimostra di disinteressarsi completamente della questione, preferendo periodicamente rifugiarsi nella promessa di prossimi interventi di miglioramento della ricezione che, almeno per ora, hanno prodotto il nulla di fatto».

A questo punto la Conferenza «esprime il proprio totale appoggio a ogni iniziativa che, Comuni interessati, Provincia di Rimini e associazioni dei consumatori, intendano mettere in atto per riparare a quello che non solo è un palese disservizio e un atto evidentemente illegale (a fronte di una spesa richiesta non viene erogato il servizio); ma soprattutto come una chiara disparità di trattamento nei confronti di chi ha il torto di risiedere in zone che, a quanto evidentemente ritiene la Rai, sarebbe meglio lasciare abbandonate e deserte».

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