Aveva il marchio del colpevole: assolto
RICCIONE. Quando lo arrestarono, pochi giorni dopo il fattaccio, secondo l’accusa aveva ancora il marchio del colpevole stampato in fronte: il segno della tacchettata che la fidanzata del giovane accoltellato in spiaggia nel corso di una rapina finita male, gli aveva inferto in preda alla disperazione.
L’imputato, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione, è stato invece assolto dal tribunale di Rimini. Nel frattempo Yassine Hamdachi - 24 anni, marocchino - si è reso contumace dopo aver trascorso nelle patrie galere quasi un anno e mezzo della propria giovane vita senza una prova convincente della sua colpevolezza.
«Io non c’entro – ha ripetuto in aula prima di rendersi uccel di bosco - non possono puntare il dito contro di me, la mia unica colpa è aver avuto un cerotto in fronte dopo una caduta dalla bicicletta». L’avvocato difensore Monica Castiglione gli ha dato una bella mano, dapprima contestando il riconoscimento fotografico che aveva portato al suo arresto (era l’unico nordafricano dell’album da otto immagini sottoposto in questura ai testimoni), poi convincendo il suo assistito a sottoporsi alla prova del Dna che ha dato esito negativo. Il giovane nordafricano era stato arrestato dalla polizia pochi giorni dopo l’aggressione avvenuta in spiaggia a Riccione, nella zona del Marano.
Il 24 luglio 2010, alle 3 di notte, uno sconosciuto probabilmente magrebino si era avvicinato a una coppia di giovani studenti spagnoli, a Rimini per l’Erasmus. Il ragazzo aveva reagito al tentativo di rapina e aveva ingaggiato una colluttazione con lo sconosciuto che lo aveva ferito al torace all’addome e alla spalla con un coltello (la contestazione iniziale era stata tentato omicidio). A quel punto, in sua difesa, era intervenuta anche la fidanzata che aveva raccolto una sua scarpa dalla sabbia e colpito in fronte con il tacco a spillo l’aggressore, ferendolo.
Yassine, un giovane sbandato, era stato controllato qualche giorno dopo in via Gambalunga. «Che cosa hai fatto in fronte?». «Sono caduto dalla bici». La lesione si dimostrò compatibile con quella scarpa. La coppia riconobbe il nordafricano in foto e lui finì in manette. Gli spagnoli, però, ascoltati per rogatoria, hanno ammesso di non essere poi così sicuri, anche perché lei ricordava di averlo colpito in testa e non in fronte. Un po’ poco per affibbiargli ancora una volta il “marchio” della colpevolezza.