Violenta ragazza ipo-vedente: arrestato pierre

Rimini

RIMINI. Violenta una ragazza non vedente dopo esserle piombato di soppiatto in casa e poi, come niente fosse, torna a sedersi con la propria fidanzata a bersi una birra in viale Ceccarini. La vittima, però, lo riconosce dalla voce e lo fa arrestare. In manette è finito così un trentunenne genovese, Maurizio Longo che d’estate sbarca il lunario in riviera lavorando come pierre per due tra le più note discoteche delle colline misanesi.

I carabinieri di Riccione lo hanno individuato e fermato mercoledì sera sulla base del drammatico racconto della ragazza e di altre informazioni raccolte velocemente su Facebook. L’accusato è caduto dalle nuvole al momento della contestazione dell’addebito e già oggi, davanti al giudice Vinicio Cantarini, potrà dare la propria versione dei fatti nel corso dell’udienza di convalida (è difeso dall’avvocato Roberto Urbinati). Nel corso della perquisizione domiciliare (per l’anagrafe è domiciliato a Firenze, ma in realtà alloggia da un conoscente a Riccione), però, sono saltati fuori sia il telefono rapinato alla vittima dell’aggressione sia gli orecchini trafugati dall’appartamento. L’uomo, che rischia grosso, è difeso dall’avvocato Roberto Urbinati. Secondo la ricostruzione dei carabinieri il genovese è sbarcato nel Riminese alla fine della primavera assieme alla fidanzata. Sull’attività svolta c’è il riscontro di un controllo della polizia municipale, risalente a poche settimane fa: sarebbe stato lui stesso a qualificarsi come “pierre” agli agenti. Proprio mentre distribuiva i biglietti dei locali per strada, all’inizio della stagione, aveva conosciuto la ragazza (ipovedente) e aveva familiarizzato con lei. La giovane, che nonostante i suoi problemi conduce una vita indipendente proprio per rendersi autonoma, sebbene sia seguita dalla famiglia, aveva accettato di ospitare nell’appartamento delle vacanze il trentunenne assieme alla fidanzata, fino a quando la coppia non avesse trovato un alloggio. Dopo un paio di settimane, però, aveva chiesto loro di andarsene, anche su pressione dei parenti che non gradivano quella presenza. Uno “sgarbo” che il genovese potrebbe non aver digerito. Da allora lui e la fidanzata si sono spostati spesso, appoggiandosi ora da un amico ora da un altro, ma senza una dimora fissa. La notte della presunta violenza ha detto alla compagna che si sarebbe assentato per un po’ e le ha dato appuntamento più tardi in birreria. Secondo l’accusa, nel frattempo, sarebbe entrato da una finestra nell’appartamento delle ragazza e l’avrebbe sorpresa in casa da sola. La giovane donna, sorpresa nel cuore della notte, avrebbe subito sevizie (nella denuncia avrebbe fatto riferimento a morsi e sputi) e atti sessuali. Un rapporto non completo al quale lei ha cercato di opporsi. A un certo punto , così come era entrato, lui è sparito nel nulla. Quegli insulti, sussurrati all’orecchio, però, per lei sono suonati come una firma. «Era la voce di Maurizio». Per vedere qualcosa lei, perennemente avvolta da una specie di nebbia luminosa come se avesse sempre il sole in faccia, deve avvicinarsi, “ingrandire”. Il dettaglio di un tatuaggio nel petto, i boxer di colore rosso. Ha cercato il cellulare, ma era sparito. Si è fatta una doccia, si è messa a pulire casa, passando addirittura l’aspirapolvere come per cancellare la terribile esperienza che la faceva sentire ingiustamente “sporca”, poi ha chiesto aiuto e grazie alle sue indicazioni si è risaliti al presunto colpevole. Tornando dalla sua fidanzata, che l’aspettava ignara al pub, lui aveva con sé uno smartphone semi-nuovo: «Guarda che fortuna, l’ho trovato per terra».

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