Quinto Peep in tribunale nuovo ricorso per 1.600

Rimini

RIMINI. Tornano alla carica e presentano un nuovo ricorso In tribunale: lo faranno entro la prossima settimana i 1.600 cittadini coinvolti nella partita delle case del Quinto Peep, in cui l’obiettivo sarà «tutelare i diritti reali: la prescrizione dei maggiori oneri di esproprio, oltre alla distinzione tra diritti di proprietà e diritti di superficie». Nel mirino dei ricorrenti ci sono gli importi richiesti dall’amministrazione comunale in merito agli oneri di esproprio e i corrispettivi per i riscatti. Soprattutto quest’ultima partita rischia di diventare un salasso per le tasche degli inquilini del Quinto Peep: in 500 ieri si sono incontrati nella sala della chiesa della Resurrezione con il loro avvocato, Antonio Carullo, per procedere all’adesione in vista dell’azione legale.

Nel mirino dei 1.600 c’è anche la determinazione di marzo della Corte dei Conti, che si è pronunciata rimettendo in discussione il lavoro fatto fino a questo momento per ricalcolare le somme richieste dalle amministrazioni comunali ai residenti dei Peep in merito proprio ai riscatti di proprietà. Grazie infatti alla Legge di Stabilità del 2014 «eravamo riusciti ad avere uno sconto dalle cifre iniziali di circa il 30 per cento: ora rischiamo di vedercele raddoppiate».

E dire che già le cifre scontate che si erano raggiunte a Rimini, dopo lunghe trattative e tira e molla, non avevano soddisfatto le centinaia di persone del Quinto Peep, visti i risultati ottenuti negli altri Comuni. Lo spiegano dal Comitato che ha riunito anche questa volta il fronte unico dei 1.600 ricorrenti e che ha messo nero su bianco alcuni esempi comparativi: «A Rimini, con i nuovi conteggi della Legge di Stabilità, siamo scesi a cifre di 778 euro per metro quadro di valore venale delle aree, valore utile per il calcolo del corrispettivo versato ai relativi Comuni dagli assegnatari per il riscatto dei vincoli convenzionali. In altri Comuni, senza le riduzioni a regime si hanno cifre molto più basse: Imola 387 euro; Reggio Emilia 309 euro; Bologna 185 euro». E dal Comitato rincarano: «Quello che dall’amministrazione non capiscono è che le nostre abitazioni sono state date come case popolari, avevamo le porte di plastica e gli infissi di legno; i soldi che invece ci vengono richiesti sono rapportati a case di categoria civile».

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