Rapinato dell'orologio, ma salva la Ferrari

Rimini

 

BELLARIA IGEA MARINA. Picchiato in strada e rapinato del prezioso ed esclusivo orologio del valore di 40mila euro. E’ accaduto venerdì scorso, primo maggio, a un facoltoso sessantenne riccionese che, superato lo choc, può almeno rallegrarsi del fatto che i malviventi gli hanno lasciato le chiavi dell’auto, una Ferrari.

A “tradirlo” è stata proprio la prestigiosa vettura alla guida della quale, a velocità di crociera, stava tranquillamente percorrendo via Ravenna, a Bellaria. All’improvviso, erano le 16.30, sul quadro dell’auto si è accesa una “spia”. Per gli investigatori della Squadra mobile si deve essere trattato solo di una sfortunata coincidenza, ma i due giovani che lo seguivano in scooter non si trovavavo alle sue spalle per caso. Lo seguivano e aspettavano solo il momento migliore per aggredirlo. Non appena l’uomo ha aperto lo sportello, gli sono piombati addosso. Due giovani, entrambi vestiti di nero e con un casco in testa, a coprire il volto. Quello che volevano era l’orologio al polso del guidatore. Gli hanno immobilizzato il braccio, ma non sono riusciti a sganciarlo, per via del doppio meccanismo di chiusura e così si sono innervositi. Hanno cominciato a colpire il riccionese, minacciando di portargli via anche la Ferrari. A quel punto, il poveretto, ha slacciato lui stesso il cinturino dell’orologio e lo ha consegnato ai rapinatori. L’unico modo di limitare i danni ed evitare conseguenze peggiori (ha riportato delle escoriazioni e lesioni di poco conto).

Soddisfatti del bottino i due malviventi hanno recuperato lo scooter e sono scappati a grande velocità facendo perdere le proprie tracce. Tra i primi a soccorrere il malcapitato è stato un poliziotto della Stradale, fuori dal servizio, che passava per caso lungo via Ravenna. E’ stato lui a dare l’allarme nel tentativo, risultato vano, di intercettare i responsabili. Delle indagini si sta occupando la Squadra mobile della questura. Sono già stati acquisiti i filmati delle telecamere che ci sono in zona. La vittima dell’aggressione non ha potuto dare molte indicazioni, anche perché tutto è avvenuto in fretta e gli sconosciuti avevano il volto coperto. Di certo lui era finito nel mirino dei banditi: lo stavano seguendo. Lo stop inatteso per verificare il motivo dell’accensione della spia li ha solo favoriti. A meno di non voler pensare a un piano nel quale la circostanza era prevista, perché in qualche modo da loro stessi determinata (avevano sgonfiato una ruota?). Un’ipotesi alla quale, però, i poliziotti non danno credito.

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