Padre Gratien Alabi resta in silenzio

Rimini

VALMARECCHIA. Ieri, davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, Padre Gratien Alabi si è avvalso della facoltà di non rispondere, mantenendo fede alla strategia difensiva impostata dal’avvocato Luca Fanfani che ha annunciato la richiesta di annullamento della custodia cautelare al tribunale del Riesame di Firenze. L’esito è atteso per la metà di maggio. Alabi è il religioso indagato per la vicenda della 50enne di Ca’ Raffaello Guerrina Piscaglia, sparita da casa l’1 maggio di un anno fa.

Il prete, 45enne congolese, è accusato di omicidio volontario, distruzione e occultamento di cadavere. L’ipotesi accusatoria è stata inasprita il 23 aprile scorso, un giorno prima che scadesse il suo divieto di espatrio dall’Italia. In precedenza era indagato per sequestro di persona in concorso. Lui si è sempre professato innocente; si trova in carcere da venerdì. Il legale ha dichiarato che «l’indagine è debole e lacunosa e sono stati messi assieme i pezzi di un puzzle che non combaciano».

Il caso Piscaglia sta rimbalzando da un palinsesto televisivo all’altro. Con il passare dei giorni, dalle testimonianze raccolte tra gli abitanti di Ca’ Raffaello (frazione di Badia Tedalda), e tra le persone vicine alla famiglia di Guerrina, emergono nuovi e sconcertanti particolari. Si tratta di elementi che non avrebbero alcuna rilevanza nella scomparsa di Guerrina ma che, se confermati, getterebbero nuova luce sulla condotta disinvolta tenuta nella canonica dove padre Gratien e altri religiosi congolesi erano in servizio. Ad esempio, donne che frequentavano la canonica hanno raccontato di aver visto girare banconote di grosso taglio nonostante i religiosi «si facessero aiutare dagli abitanti del posto a pagare le bollette».

Una donna ha raccontato in diretta tv di aver trovato circa 10mila euro, in banconote da 500 euro, nella tasca di una giacca di Alabi portata in lavanderia. Il religioso non si è comunque mai allontanato da Ca’ Raffaello, quando ne avrebbe avuta la possibilità, al contrario di altri suoi colleghi partiti per la Francia o per il Congo. La comunità è molto vicina alla famiglia della donna scomparsa e per l’8 maggio è stata organizza una fiaccolata a Novafeltria, paese del quale Guerrina è originaria.

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