Infermiera a processo per i furti in ospedale, ma Daniela resta in cella

Rimini

RAVENNA. Nove casi di furti in corsia. Poche decine di euro presi secondo l’accusa nelle borse di pazienti e badanti, ma anche medicine, succhi di frutta e persino un lenzuolo portato a casa. In tutto nove casi di imputazione per furto aggravato. Gli stessi che nel giugno scorso portarono alla misura dell’obbligo di firma per Daniela Poggiali, l’infermiera di 42 anni di Lugo attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario e sospettata di aver ucciso con iniezioni di potassio altre 39 persone ricoverate tra il primo gennaio e il 5 aprile dello scorso anno all’Umberto I di Lugo. Ieri mattina la Poggiali - che ha preferito restare in carcere a Forlì - era attesa in aula per l’udienza preliminare di fronte al gup Rossella Materia. Udienza rinviata in extremis per l’incompatibilità del giudice che nei mesi scorsi aveva accolto la richiesta di riapertura di indagini su altri due furti (commessi secondo l’accusa sempre nello stesso ospedale) sui quali la Poggiali sarà chiamata a rispondere a partire dal giugno prossimo. Una decisione che ha precluso al gup la possibilità di continuare l’udienza preliminare che si era aperta con la richiesta di costituzione di parte civile da parte dell’Ausl tutelata dall’avvocato Giovanni Scudellari. L’azienda sanitaria locale, infatti, nonostante fosse vittima solo di un paio di furti (tra cui un ammanco di antibiotici per 600 euro) ha comunque lamentato il danno all’immagine causato da quegli ammanchi ai danni dei pazienti. Episodi negati con fermezza dalla Poggiali - difesa dall’avvocato Stefano Dalla Valle - anche quando era sottoposta alla misura dell’obbligo di firma. «Non rubai antibiotici per un mio parente perché glieli passava l’Ausl gratuitamente - disse - mentre gli altri generi alimentari con i quali sono stata vista me li ero portati da casa». Ma tra le accuse del pm Angela Scorza ci sono anche gli ammanchi di soldi ai danni di pazienti. Accuse emerse durante le indagini per le morti sospette, quando i carabinieri ascoltarono più di cento testimoni tra colleghi della Poggiali, medici, pazienti e loro parenti. Prossima udienza, di fronte al gup Antonella Guidomei, a metà febbraio quando potrebbe già essere arrivata una decisione del giudice Riverso sul suo licenziamento per le foto choc con una paziente morta. (c.d.)

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