Disoccupazione verso il record

Rimini

RAVENNA. Il 2013 si chiude con oltre 110 mila ore di cassa integrazione in più autorizzate dall’Inps nella provincia di Ravenna, pari ad un incremento del 20,9 per cento rispetto a novembre dello stesso anno. Un’impennata questa che non lascia presagire nulla di positivo per i quasi 3.762 lavoratori che a fine dicembre 2013 hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, 651 in più rispetto al mese precedente. A lanciare l’allarme è il rapporto della Uil Ravenna, che per quest’anno lascia presagire la possibilità di perdere altri 2mila posti lavoro e toccare la cifra record di 40mila disoccupati.

«A dicembre le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 639.503 - spiega Riberto Neri, segretario provinciale Uil -, ma il dato significativo è un altro: sono calate le ore di cassa integrazione ordinaria (-25,1 per cento), mentre sono aumentate sia quelle per la straordinaria (+ 47,6 per cento) sia quelle in deroga (+30,7 per cento). Questo non fa che confermare una ripresa delle procedure di chiusura delle aziende e della mobilità occupazionale». Insomma se il 2013 è stato l’anno peggiore da quando è iniziata la crisi economica, il 2014 porterebbe alla stabilizzazione su questi livelli. Se si considerano infatti le ore di cassa autorizzate per ramo di attività, edilizia, commercio e artigianato sono i settori in cui si è fatto più ricorso agli ammortizzatori sociali.

«Il settore industriale - prosegue il segretario della Uil - sembra stabilizzarsi, mentre per gli altri prosegue la tendenza al ridimensionamento: stanno aumentando in modo esponenziale le dichiarazioni di fallimento, con tutte le conseguenze del caso, come il mancato pagamento di fornitori e dipendenti, mentre proseguono le chiusure di aziende per cessata attività». Un dato cautamente positivo al momento riguarda il pagamento della cig, rispetto alla quale il sindacato non riscontra segnali di ritardi sostanziali, anche se «qualche problema in più c’è per la cig in deroga, a causa della troppa burocrazia che fa capo alla Regione o al Ministero che, mancando i fondi, potrebbe bloccare l’autorizzazione a procedere».

Vista la situazione, per il 2014 è facile presagire anche un maggiore ricorso all’Aspi (la disoccupazione ordinaria prima della riforma Fornero) e ad una flessione delle Miniaspi anche da parte di quei lavoratori solitamente impiegati nel comparto del turismo e dell’agricoltura e che ora rischiano di scivolare nella disoccupazione. «Già dallo scorso anno c’è stata una consistente flessione delle assunzioni stagionali, ma va analizzata anche la perdita reale del valore economico, perché chi ha trovato un’occupazione estiva, ha comunque lavorato meno, con una conseguente perdita di guadagno che si può stimare intorno al 20-25 per cento».

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