Daini, prove generali per i cacciatori

Rimini

RAVENNA. Conto alla rovescia per la caccia ai 67 daini “di troppo”, alla pineta di Classe: prove generali, ieri mattina, per i cacciatori alcuni dei quali sono saliti sulle altane attrezzati come per un “ripasso” prima delle prime fucilate. Gli attivisti intanto si mantengono sul piede di guerra: «Ci metteremo di fronte ai fucili, se sarà necessario», dicono dall’associazione Clama. E Wwf torna a studiare l’intera vicenda che ha portato la Provincia a scegliere l’abbattimento come metodo di contenimento della specie messa lì per “sbaglio” da qualcuno ormai oltre vent’anni fa: la pineta catalogata come area di “preparco” è di fatto un allargamento dell’attività di caccia, no a strategie clientelari.

Dunque, anche ieri mattina hanno fatto visita alla pineta di Classe alcuni attivisti delle associazioni animaliste più impegnate contro la campagna di contenimento dei daini decisa dalla Provincia a novembre scorso (e secondo la quale sono 67 gli ungulati da sopprimere, su un totale di oltre 130 censiti nel 2014, 236 nel 2013). Passano da lì quasi ogni giorno a vigilare, a tenere d’occhio - per quanto possono: sono 800 ettari di bosco - gli accessi alla zona verde e i 67 cacciatori selezionati per la selezione dei daini. Ieri, per la prima volta, li han visti salire sulle altane imbracciando i fucili: dall’Atc, l’ambito territoriale di caccia che ha in mano l’intera gestione degli abbattimenti, massimo riserbo su quando le doppiette potranno cominciare a sparare, ma secondo gli animalisti la “mattanza” dovrebbe cominciare proprio oggi. «Le nostre azioni di protesta continueranno ovviamente anche nei prossimi giorni - spiega Cristina Franzoni dell’associazione Clama -: la caccia ai daini la ostacoleremo come possibile. E se sarà necessario, ci metteremo anche di fronte ai fucili. Vere barriere per contenere gli ungulati non sono mai state fatte e metodi alternativi non sono mai stati davvero presi in considerazione». Di metodi alternativi torna a parlare anche il Wwf che contesta soprattutto la possibilità di affidare ai cacciatori il delicato incarico di selezione. I daini non sono una specie autoctona ed è vietato dalla legge inserire tale specie nelle pinete ravennati, ricorda la sezione ravennate, «la densità “naturale” è stimata in una coppia ogni 100 ettari di superficie: vale a dire che gli 800 ettari della pineta di Classe potrebbero accoglierne meno di una ventina, ma la stessa legge quadro sulle aree protette ne prevede il contenimento, primariamente con metodi incruenti (come sterilizzazione, cattura e allontanamento)». Tutti metodi non possibili, dice la Provincia, specie per i costi. «Il Parco regionale del Delta del Po, in cui è inserita la pineta, è più immagine che sostanza - scrive Leonardo Senni del Wwf - e la sua progettazione ha collocato in area di Preparco quasi tutti gli ambienti naturali come la pineta al fine di consentirvi il proseguimento dell'attività venatoria: l'affidamento ai cacciatori degli abbattimenti diviene così un allargamento di fatto dell'attività di caccia nel Parco». 

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