I medici legali: inspiegabili quei dieci infarti

Rimini

RAVENNA. «Almeno 10 di quei 38 pazienti morti nei giorni in cui la Poggiali era di turno non erano in condizioni tali da far temere un decesso immediato a causa di un attacco cardiaco. Anzi, considerato che i loro parametri vitali erano stati normalizzati, non è da escludersi la somministrazione di sostanze xenobiotiche».

E’ un dato scioccante quello riportato dai quattro consulenti (genetisti e medici legali) incaricati dalla Procura di Ravenna di analizzare nei mesi scorsi le 38 cartelle cliniche relative ai decessi avvenuti nel reparto di Medicina dell’Ospedale Umberto I di Lugo quando Daniela Poggiali era di turno.

Si scopre così che 28 di quei pazienti morti erano infatti in condizioni effettivamente preoccupanti: o perché allo stadio terminale di gravi patologie o magari solo per l’età. In un caso, ad esempio, a morire è una ultracentenaria.

Eppure di pazienti ne restano altri dieci. E in quel caso, come per la 78enne Rosa Calderoni, si trattava di persone entrate in reparto convinte di poter uscire a breve.

Sulla base di quel dato numerico oggettivo i quattro consulenti della Procura hanno consigliato agli inquirenti di eseguire un ulteriore accertamento tecnico, di tipo puramente medico statistico e quindi non irripetibile.

«Considerate le condizioni fisiche di ognuna di quelle dieci persone, che probabilità avevano di essere colpite da un attacco cardiaco mortale?»

Questo, in sostanza, il quesito che verrà posto ai futuri consulenti dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Angela Scorza.

E se la probabilità di morte venisse considerata bassa, quindi anomala, allora gli inquirenti potrebbe trovare nella letteratura medica un’alternativa valida alle tracce di potassio. Perché quelle, come già riferito, è stato possibile ritrovarle “solo” nel deflussore collegato al braccio di Rosa Calderoni oltre che negli occhi della stessa paziente.

Impossibile, invece, eseguire gli stessi rilievi sugli altri cadaveri, perché il potassio, come ormai tristemente noto, svanisce quasi immediatamente nel corpo umano.

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