«Non sapevamo dei sospetti sull'infermiera. In caso di processo saremo parte civile»

Rimini

RAVENNA. «Il comportamento di pochi non può gettare discredito sull’intera Ausl che conta sulla professionalità di migliaia di persone e in caso di processo anche noi ci costituiremo parte civile». Il direttore generale dell’Ausl Andrea Des Dorides torna a parlare. Lo fece all’indomani della notizia dell’inchiesta per omicidio volontario su Daniela Poggiali e torna a farlo ora, a pochi giorni dal suo arresto.

Difficile non collegare la scelta dell’Ausl alle critiche mosse dalla procura nei confronti di alcune figure apicali dell’ospedale di Lugo accusate (oltre che formalmente indagate) per non aver allertato in tempi più rapidi la magistratura. Bastarono pochi giorni di indagine ai carabinieri del Reparto Operativo per far emergere un quadro a dir poco sconvolgente: furti in corsia che si protraevano da tempo, pazienti sedati o purgati per strane vendette incrociate e ovviamente ben 38 casi di morti sospette con iniezioni di cloruro di potassio. Si poteva intervenire prima? Si poteva fermare tutto questo?

E da qui che riparte la riflessione di Des Dorides: «Col senno di poi siamo tutti concordi nel dire che avremmo dovuto avvertire prima la procura. Ma non dimenticatevi che siamo stati noi a far scattare questa inchiesta con un nostro esposto presentato il 10 aprile - dichiara Des Dorides - E i nostri sospetti erano frutto solo di un’anomalia statistica. Anomalia - specifica - dovuta non tanto al numero complessivo dei morti, ma al fatto che la mortalità aumentava quando era in servizio Daniela Poggiali».

E’ vero che il vostro esposto è del 10 aprile, ma il primo aprile ci fu una sparizione di potassio e il 5 ci furono ben due morti sospette. Fu allora che decideste di non lasciare più sola di notte la Poggiali e di mandarla in ferie dal 9 aprile. Ma intanto l’8 aprile morì Rosa Calderoni...

«Ripeto con il senno di poi è facile parlare, ma onestamente chi poteva davvero arrivare a pensare che succedessero cose del genere?»

Eppure le indagini hanno mostrato che in realtà c’erano ombre e sospetti sulla Poggiali da molto prima che avvenisse il decesso di Rosa Calderoni?

«E’ vero. Ma il punto è che quello che gli inquirenti hanno saputo subito a noi non lo ha detto mai nessuno. Non c’è uno straccio di denuncia in cui si legga mai il nome della Poggiali. E oltre alle statistiche non avevamo altri campanelli di allarme»

Beh, il furto di potassio è più che un campanello di allarme. E dall’ordinanza di custodia cautelare emerge che venne fatta anche una relazione scritta. Era solo il primo aprile

«Formalmente non era un furto - spiega il direttore sanitario Gianbattista Spagnoli (colui che il 10 aprile firma l’esposto arrivato in procura ndr) ma una “non conformità nella tenuta del cloruro”. Che, non dimentichiamocelo, non è una droga o un sedativo».

Allora perché c’è un protocollo particolare anche per la sua custodia

«Quel protocollo serve più che altro per evitare che venga confuso con altre sostanze chimiche».

Come Ausl come vi comporterete alla luce di tutto quanto emerso durante l’inchiesta?

«Come sempre prenderemo provvedimenti sui singoli casi, mano a mano che la procura riterrà doveroso informarci. E’ stato così anche nel caso delle foto choc. Entrambe le infermiere sono state subito licenziate. Se dovessimo sapere altro su altri dipendenti terremo la stessa linea».

Da quando l’infermiera è stata licenziata il numero complessivo delle morti è sceso?

«No. E’ sempre uguale. Ma è distribuito in maniera uniforme su tutti i turni». (c.d.)

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