Anche una ragazza filmava le scene hard

Rimini

RAVENNA. C’è chi ha reagito gridando in faccia al figlio o alla figlia il proprio disappunto appena saputo dai carabinieri il tenore delle accuse, c’è chi ha invocato comprensione per il proprio ragazzo, chi tirato in ballo problemi familiari e c’è chi ancora fatica a crederci.

E’ il dramma nel dramma quello che decine di genitori ravennati stanno vivendo in questi giorni. Tutti comprensibilmente sconvolti dall’inchiesta dei carabinieri che ha portato la Procura dei Minori di Bologna ad indagare 25 ragazzini di un’età compresa tra i 14 e i 17 anni con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche di produzione, detenzione e vendita di filmati pedopornografici. Video girati con il telefonino, anche di nascosto e poi messi in vendita per cifre ridicole: due o tre euro.

Un gioco perverso e potenzialmente pericolosissimo scoperto quando gli investigatori dell’Arma hanno sequestrato gli smartphone dei 18 ragazzi coinvolti nell’inchiesta per droga.

Inchiesta a sua volta partita dopo una segnalazione su un giovane (nel frattempo diventato maggiorenne) sul quale si era addensato il sospetto che potesse essere a capo di un giro di una rete di spaccio che riforniva diversi studenti delle scuole superiori di Ravenna. E’ anche lì - in queste scuole - che i carabinieri in borghese sono andati a iniziare l’attività di indagine. Ragazzi svegli, di buona famiglia che vendevano hashish e marijuana più che altro per autofinanziare il loro consumo che era quasi quotidiano. Ma i ragazzini - che comunicavano via WhatsApp - non potevano immaginare di essere finiti dentro un’inchiesta dei carabinieri e per mesi hanno continuato a gestire prenotazioni e vendite al dettaglio. Sempre dosi da 5 o 10 euro al massimo, ma con grandissima frequenza. Le chiamavano “cuffie” e “libri”. Nomi in codice che non potevano funzionare a lungo.

Tre mesi fa ecco la decisione di uscire allo scoperto e sequestrare anche i cellulari. Qui sono comparsi i video: quattro in tutto. Uno potrebbe essere stato girato da una ragazza che riprende un’altra ragazza di nascosto mentre ha un rapporto sessuale. I protagonisti dei video sono stati quasi tutti identificati e interrogati. In un solo caso - come riferito ieri - una giovane studentessa (convocata alla presenza dei suoi genitori) ha invece negato di essere lei la protagonista e ha dato mandato a un legale di depositare una denuncia per diffamazione. Quel video, infatti, girava con il suo nome accanto tra i cellulari dei ragazzi. E, ovviamente, si spera, solo tra quelli. Il rischio, purtroppo, è quello che i filmati possano finire anche in rete. E a quel punto per chiudere questa vicenda definitivamente e con il minor danno possibile sarebbe già tardi.

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