I ragazzini di don Desio confermano le accuse davanti al giudice: abbiamo fatto sesso con lui

Rimini

 

RAVENNA. Le molestie subite in cambio di regali, gli approcci in canonica, i messaggi a sfondo sessuale ricevuti sul cellulare e altro ancora. I “ragazzi del Don” confermano le accuse contro l’ex parroco 52enne di Casal Borsetti don Giovanni Desio, il sacerdote arrestato lo scorso 5 aprile per atti sessuali con minori dalla squadra mobile di Ravenna. Erano in tutto cinque gli adolescenti convocati ieri, tutti di un’età attorno ai 15 anni. Arrivano in tribunale poco dopo le 9, accompagnati dai genitori, anche loro comprensibilmente provati da una vicenda dolorosa e angosciante.

In un’aula al secondo piano del palazzo di giustizia i ragazzi sono chiamati a un compito delicato: in pratica devono ricordare per l’ultima volta quello che da domani si spera possano dimenticare per sempre. Ed è proprio per questo che il pm Isabella Cavallari ha chiesto il cosiddetto incidente probatorio, termine giuridico che indica quando accusa e difesa anticipano il contraddittorio necessario per formare le prove. In questo modo si raggiungono due obiettivi: interrogare le presunte vittime quando la memoria è ancora fresca e aiutarli, per quanto possibile, a non dover rivivere in futuro questo trauma. E quando di mezzo ci sono minori l’incidente probatorio è considerato una prassi.

Ieri gli ex ragazzi del Don hanno risposto alle domande del gip Rossella Materia in presenza di uno psichiatra, Sergio Corazza, a cui spettava il compito di vagliare l’attendibilità dei giovani testimoni. Alle domande del gip sono seguite quelle del pm e del legale del parroco, l’avvocato Battista Cavassi.

«Hanno risposto a tutte le domande - dichiara l’avvocato Giovanni Scudellari, che tutela due dei giovani molestati e i loro genitori come parti offese -. Mi sono parsi credibili e attendibili. E considerato il tema vorrei aggiungere anche un “purtroppo”». Il riferimento è al tenore delle accuse presenti nell’ordinanza di custodia cautelare. Pagine che ricostruiscono il modo in cui Desio (ex direttore del settimanale della Curia Risveglio 2000) teneva in pugno quei giovani anche dal punto di vista psicologico; alternando con scaltrezza e lucidità il ruolo autorevole di parroco educatore e quello più seducente di confessore che deteneva i loro segreti. Un quadro che emerge in tutto il suo squallore anche da alcuni dei messaggi intercettati e finiti agli atti: «Mi vergogno del tuo tradimento - scriveva il 52enne Desio a uno dei ragazzini - Eravamo amici o amanti? A te essere mio amante non ti dispiaceva, vero?». E ancora: «io non sono più il tuo parroco». «Questo è la fine di tutto. Amicizia, affetto, amore». Salvo poi rinfacciargli esperienze sessuali non riportabili. E se uno dei ragazzi obiettava: «A me a dire il vero sarebbe piaciuto di più fare certe cose con una ragazza». Lui rispondeva: «A me non sembrava».

Tra le persone sentite ieri anche il figlio del padre che ha fatto partire l’inchiesta. Si era insospettito dopo aver letto alcuni messaggi comparsi sul profilo Facebook del ragazzo nei giorni successivi all’incidente subito dal prete, finito con il suo Suv da 35mila dentro il canale di Casal Borsetti a fine febbraio. Parole di fuoco contro i giornalisti, affetto e stima per don Desio. Pensieri e parole stranamente adulte, ma soprattutto false. Anche perché a scriverle era lo stesso Desio.

 

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