Minacce con riti voodoo, a processo

Rimini

RAVENNA. «Se non ritiri subito la querela verrai colpita da riti voodoo, e la magia nera ti farà finire male».

Questa la minaccia rivolta contro una 44enne nigeriana da un connazionale 36enne, ieri a processo di fronte al giudice monocratico di Ravenna con le accuse di percosse, violazione di domicilio e violenza privata.

I due per un periodo avevano condiviso un appartamento in centro a Faenza, poi la donna aveva “cacciato” il 36enne visto che, a suo dire, da tempo non contribuiva alle spese per l’affitto e nemmeno a quelle per le bollette di luce e gas.

Durante una delle ultime liti, l’uomo - stando alla denuncia presentata dalla connazionale - l’avrebbe colpita con un paio di schiaffi dopo essersi introdotto nella casa dalla quale gli era stato detto di non tornare più.

Dopo quell’episodio la nigeriana non aveva esitato a presentare una denuncia in commissariato. Poco dopo il suo ex coinquilino lo era venuto a sapere e, temendo conseguenze anche sul suo permesso di soggiorno, aveva provato in diversi modi a convincerla di ritirare la querela. Non riuscendoci, escogitò un piano particolare: aveva chiesto ad alcune persone (mai identificate) di chiamare la donna e di minacciarla preannunciando riti voodoo contro di lei.

Minacce che potrebbero far sorridere persone con una formazione culturale “europea” ma che in alcune culture africane - e in particolare all’interno della comunità nigeriana - sono particolarmente sentite. Tanto che la donna visse momenti di puro terrore e si recò ancora dalla polizia per sporgere una nuova querela.

Ma come qualificare giuridicamente la bambola con gli spilloni conficcati? Una domanda alla quale forze dell’ordine e procura hanno risposto con la rubricazione del reato come violenza privata. Ieri, di fronte al giudice onorario Tommaso Paone, si è tenuta l’ultima udienza del processo nel corso della quale la donna - tutelata dall’avvocato Laura Polverigiani - ha ritirato le querele per percosse violazione di domicilio.

Paura del voodoo? No, un semplice accordo economico tra le parti ha facilitato il tutto. Per l’esattezza 500 euro che hanno convinto la donna a non costituirsi parte civile.

A quel punto in piedi restava “solo” il reato di violenza privata (per il quale si procedeva d’ufficio), ma il giudice ha assolto il 36enne. (c.d.)

 

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