Galletti Abbiosi, le orfanelle di Ravenna devono attendere. I giudici: bisogna rintracciare tutti gli eredi

Rimini

RAVENNA. Si aspettavano una sentenza entro la fine dell’anno. Invece le orfanelle dovranno attendere ancora, forse fino all’estate dell’anno prossimo. Una scadenza è certa nel procedimento civile per l’eredità del conte Galletti Abbiosi: entro il 31 dicembre 2018 dovranno essere ricontattati tutti gli eredi, così come accaduto nel processo di primo grado, prima della sentenza che nel 2012 aveva sancito la prescrizione del diritto delle ex ospiti della struttura a fare valere le ultime volontà del ricco nobiluomo. È quanto deciso dalla Corte d’Appello di Bologna attraverso un’ordinanza che, di fatto, ha rimandato la decisione sul ricorso presentato dai legali dei 38 appellanti (in parte sono le anziane orfane ancora in vita, in parte sono i rispettivi eredi), difesi dagli avvocati Chiara Boschetti del foro di Ravenna, Ambretta Trevisani, Monica Ballanti di quello di Ravenna e Giovanni Turroni di Bologna.

La chiamata agli eredi

In gergo giuridico, in ambito civilistico, si parla di “richiesta di integrare il contraddittorio”. In pratica, i giudici vogliono che tutte le orfane che sono passate dall’orfanotrofio vengano citate, o che al loro posto, vengano contattati gli eredi legittimi, in modo tale da dare la possibilità anche a loro di costituirsi. I giudici della Corte, composta dal presidente Riccardo Di Pasquale, da Carla Fazzini e da Rosario Lionello Rossino, potranno a quel punto verificare se nuovi presunti eredi si sono fatti avanti rispetto a quelli che hanno tenuto duro per i quasi vent’anni passati a suon di battaglie legali per rivendicare l’eredità, contro la fondazione “Istituzioni di assistenza riunite Galletti Abbiosi”.

I legali delle orfanelle chiederanno che vengano espletate le prove raccolte in fase di presentazione del ricorso.

La leva del ricorso

La speranza è che il caso venga trattato da una prospettiva diversa rispetto alla sentenza pronunciata dal giudice Sereni Lucarelli nel 2012 che aveva disatteso le speranze delle ex ospiti della struttura di via di Roma: l’articolo 480 del Codice Civile attribuisce al diritto di accettare l’eredità una durata di 10 anni. Sulla base di questo la prima sentenza aveva disatteso le speranze delle ex orfanelle, confermando la prescrizione e stabilendo che, di fatto, non avevano più diritto ad avere nulla. La strategia dei legali delle orfanelle puntava invece sul quarto comma, secondo il quale, “in caso di accertamento giudiziale della filiazione il termine decorre dal passaggio in giudicato della sentenza che accerta le filiazione stessa” e aggiunge che “il termine non decorre per i chiamati ulteriori, se vi è stata accettazione da parte di precedenti chiamati e successivamente il loro acquisto ereditario è venuto meno”. In pratica - è questa la posizione dei legali - le orfanelle sarebbero “terzi chiamati”, e la sentenza di primo grado avrebbe di fatto accertato le violazioni delle ultime volontà del Conte, ridando alle orfanelle la possibilità di accettare l’eredità.

All’inizio della vicenda le ex ospiti dell’ex orfanotrofio che si erano rivolte al Tribunale per chiedere di essere riconosciute eredi erano 131. Lamentavano l’inosservanza delle clausole testamentarie che indicavano proprio loro come beneficiarie dell’eredità, nel caso la struttura fosse stata destinata ad altri utilizzi. A 44 anni dalla chiusura della struttura, il caso sembra ancora lontano dall’epilogo.

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