Morì al volante, i parenti: stressato dai turni. Ma per azienda e assicurazione fu un incidente

Rimini

RAVENNA. Perse la vita nel dicembre del 2011 quando, alla guida del camion adibito a soccorso stradale, finì per tamponare un rimorchio segnaletico di un cantiere mobile sull’autostrada Bologna-Padova. Un tragico incidente sul lavoro che ad avviso dei familiari del 24enne deceduto sarebbe stato diretta conseguenza degli eccessivi carichi cui il loro congiunto era sottoposto, tra turni massacranti da 12 fino a 24 ore consecutive e mancati riposi. Ed emblematico sarebbe stato il racconto della convivente (i due si sarebbero dovuti sposare pochi mesi dopo) che quel giorno si era recata negli uffici dell’azienda per portargli il portafoglio dimenticato a casa senza avere modo di incontrarlo perché sempre fuori.

L’accusa

Una situazione di stress psicofisico che sarebbe all’origine della perdita di controllo del veicolo la notte della tragedia e che hanno spinto la convivente e la figlia del deceduto (assistiti dagli avvocati Alberto Dal Pane e Carlotta Lapucci) ad avviare una causa civile per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali sulla base della “verosimile sonnolenza” individuata tra le ipotesi della sciagura dagli agenti che rilevarono il sinistro. Causa finita davanti al giudice del lavoro Dario Bernardi in cui anche i genitori e i fratelli del 24enne morto (assistiti dagli avvocati Emanuel Foschi) hanno avanzato le proprie richieste e nella quale al fianco della parte ricorrente è intervenuta anche l’Inail (rappresentata dall’avvocato Gianluca Mancini) per esercitare il valore della rivalsa corrispondente alla rendita ai superstiti, ratei erogati e rendita futura capitalizzata.

La difesa

Complessivamente la cifra richiesta ammonta a circa 2milioni di euro. Ma la ricostruzione che chiama in causa una responsabilità del datore di lavoro (morto di recente) e la società ad esso collegata è stata contestata dal legale (l’avvocato Giuseppe Belli) che segue entrambe le posizioni e anche dal collega, l’avvocato Mauro Brighi, che rappresenta l’assicurazione privata coinvolta a titolo di garanzia. Questo perché a loro avviso l’attività svolta dal dipendente sarebbe rientrata nella normale turnazione al pari degli altri lavoratori. Nessuno sfruttamento sulla base della documentazione prodotta, tanto più che non vi sarebbe prova certa sulle cause del sinistro essendo quella del colpo di sonno una delle ipotesi prese in considerazione come l’eccesso di velocità, un malore, la distrazione, senza contare che per le controparti la stessa dinamica dell’incidente – in particolare la frenata lunga 35 metri precedente all’impatto, segno di una reazione di fronte al restringimento di carreggiata segnalato – contrasterebbe con la tesi della sonnolenza alla guida.

Udienza rinviata

Con l’apertura del procedimento il giudizio è stato però sospeso per la morte del titolare dell’azienda di soccorso stradale; sarà riassunto entro tre mesi per la notifica nei confronti degli eredi dell’imprenditore con la fissazione di una nuova udienza.

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