Comart, per gli ammortizzatori scontro tra azienda e lavoratori

Rimini

RAVENNA. La prospettiva di perdere il lavoro è ormai già concreta da settimane ed annunciata da due mesi. Ora i dipendenti della Comart vogliono poter avere, almeno, la certezza di accedere a tutti gli ammortizzatori sociali disponibili. E per questo l’atteggiamento dell’azienda «deve cambiare. E’ necessario che collabori con i sindacati e possibilmente giunga alla condivisione di un accordo sulle modalità di uscita dei lavoratori».

Un dato che Fiom, Fim e Uilm, dopo gli incontri avuti con l’azienda il 29 e il 31 gennaio scorsi, non considerano affatto scontato. Hanno quindi proclamato «lo stato di agitazione» per i 54 dipendenti che, sapendo bene che la ditta per la quale lavorano è in concordato liquidatorio, si vedono richiesta la disponibilità per «portare a compimento e a incasso le commesse aperte in modo da agevolare la buona fine del concordato».

«Siamo in una fase convulsa e anche alquanto paradossale – spiega Marco Riciputi, della Uilm -. Solo il 7 dicembre scorso a questi lavoratori è stato detto “l’azienda chiude, è bene che vi troviate un altro lavoro”. Ora qualcuno sarebbe forse in condizione di trovare una nuova collocazione, ma la proprietà vuole trattenere alcuni dipendenti, e ancora non ci ha comunicato un numero definito di lavoratori necessari al completamento delle commesse né una tempistica chiara sul loro impiego. Certamente, però, ci hanno comunicato che se alcuni vogliono andarsene in maniera anticipata devono farlo presentando le dimissioni. Perderebbero così ogni ammortizzatore sociale e persino si troverebbero a pagare una penale, in caso di recesso anticipato. Troviamo assurdo questo ragionamento e chiediamo all’azienda di risedersi con noi al tavolo». Un accordo condiviso certamente porterebbe, come da condizioni di legge, anche a un risparmio economico per Comart stessa: «Lo prevede la procedura della legge 223/91 – spiega Giuseppe Nuccio, di Fiom Cgil -. Chiediamo che la cifra dalla quale l’azienda si troverebbe sgravata in virtù dell’accordo venga investita per un incentivo all’esodo ai lavoratori e per un impegno per l’outplacement, finanziato da Comart. Su questi punti la proposta aziendale è stata per noi del tutto insoddisfacente».

Critiche all’azienda

E anche i lavoratori, che hanno incontrato le loro rappresentanze in assemblea venerdì, hanno rigettato l’atteggiamento dell’azienda: «Si è condivisa la necessità che azienda e proprietà facciano uno sforzo per sostenere i propri dipendenti in questo momento drammatico per più di cinquanta famiglie – conclude Davide Tagliaferri della Cisl -. Per ora siamo in “stato di agitazione” e così ci presenteremo ai prossimi appuntamenti con Comart. Vogliamo un accordo che rispetti la dignità delle persone». an.ta.

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