«Picco influenzale, ospedale nel caos. Mancano i letti, interventi spostati»

Rimini

RAVENNA. Pronto soccorso con decine di pazienti in barella in attesa di collocazione in reparto, pazienti che devono essere operati trasferiti per mancanza di posti letto, camere ospedaliere occupate indistintamente da pazienti di sesso maschile e femminile. È il quadro dipinto dalla consigliera di CambieRa Samantha Tardi che punta il dito contro l’organizzazione ospedaliera in questi giorni di picco influenzale. «I dieci posti letto in più del “reparto polmone” non solo sono tardivi ma non bastano» sottolinea la consigliera in un questione time che avrebbe dovuto essere discusso ieri in consiglio comunale ma che non è stato ammesso «in ragione dell’evidente necessità di reperire, da parte del sindaco, tutte le informazioni dall’Ausl per le specifiche problematiche sollevate». Una risposta che non è piaciuta alla consigliera di opposizione «perchè non ho chiesto alcun dato all’Ausl ma solo una posizione politica del sindaco di fronte a questa vergognosa circostanza. L’unica cosa che appare evidente è l’ennesimo tentativo dell’amministrazione di non rispondere celermente né al cittadini né agli operatori sanitari. Nel frattempo però i cittadini vivono disagi gravissimi sulla propria pelle».

Le segnalazioni pervenute al gruppo di CambieRa «rasentano i limiti dell’assurdo». Tra i problemi segnalati per mancanza di posti letto, occupati per complicanze dovute all’influenza, «il caos del pronto soccorso per via di attese infinite per il reperimento di un letto, spesso poi nemmeno nel reparto adeguato alle esigenze del paziente». E ancora «pazienti con regolare appuntamento per esami diagnostici invasivi programmati per i quali vengono sospese terapie quotidiane che si trovano all’ultimo minuto ad essere rinviati a data da destinarsi in quanto nel reparto il posto letto è occupato da un altro paziente in carico ad altro reparto». E poi la condizione dei sanitari «che da tempo non solo sono costretti a vivere la frustrazione e l’impotenza di chi si rene conto della situazione anomala e deve comunque adeguarsi ma affrontano ritmi di l aberranti spesso prorogati anche al di fuori dell’orario prestabilito persino di qualche ora, con la totale noncuranza, da parte della dirigenza sanitaria, degli eventuali rischi medici generati da oggettiva e umana stanchezza».

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