Igor aveva l'arma di un vigilante ravennate. Ma non era quella del metronotte ucciso

Rimini

RAVENNA. Una delle pistole sequestrate a Norbert Féher in Spagna è quella di una guardia giurata ravennate. Si tratta della pistola rubata il 30 marzo scorso a Consandolo al vigilante 57enne di Lavezzola aggredito mentre si trovava in zona per un controllo, la stessa arma che sarebbe poi stata usata per l’omicidio del barista di Riccardina di Budrio, Davide Fabbri, il giorno seguente.

Non risulta invece al momento essere stata trovata nella disponibilità di Igor la calibro 9 d’ordinanza di Salvatore Chianese, il metronotte freddato la notte del 30 dicembre del 2015 alla Cava Manzona, tra Savio e Fosso Ghiaia, delitto per il quale è sospettato sempre il 42enne serbo, indagato anche per l’omicidio della guardia volontaria Valerio Verri ucciso l’8 aprile scorso in un conflitto a fuoco a Portomaggiore in cui rimase gravemente ferito un agente della polizia provinciale.

Le inchieste

E’ quanto risulta per ora alla Procura di Bologna che ha ricevuto dai colleghi iberici i numeri di matricola delle quattro armi sequestrate a Féher, alias Igor Vaclavic dal nome con cui risultava detenuto in carcere a Ferrara dove ebbe come compagno di cella un buttafuori lughese, uno dei tanti conoscenti monitorati in occasione della sua latitanza dai carabinieri del Ros in quanto sospettati di averlo aiutato a scappare.

E mentre gli inquirenti bolognesi sono in attesa di documenti dalle autorità spagnole utili per le indagini in corso finalizzate a individuare la rete di complicità avute dal 42enne nella fuga all’estero, sulle armi nella sua disponibilità si è focalizzata l’attenzione anche della Procura di Ravenna che recentemente ha presentato richiesta di rogatoria internazionale chiedendo di poter interrogare l’indagato e copia dei verbali con riferimento in particolare alle pistole sequestrategli in occasione dell’arresto del 15 dicembre scorso. Féher risulta infatti iscritto nel fascicolo aperto la scorsa primavera dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Daniele Barberini per l’omicidio della guardia giurata.

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