Omicidio Ballestri, Cagnoni a sorpresa chiede i domiciliari. Il pm: «Potrebbe fuggire»

Rimini

RAVENNA. «Non sono certo il conte Ugolino e vorrei poter vedere anche io i miei figli ai quali ho spergiurato di non essere l’assassino di loro madre. Non sono nemmeno un uomo di legge, ma so che fino a prova contraria ho il diritto di essere considerato innocente e per questo chiedo alla corte di poter ottenere almeno i domiciliari. Detto questo, Buon Natale». Matteo Cagnoni chiede di prendere la parola dopo la richiesta del suo avvocato di concessione degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento di Largo Chartres. Appartamento preso in affitto dal fratello Stefano appositamente prima delle feste ormai alle porte.

La procura si oppone

Poco prima il pm Cristina D’Aniello ha finito di dare il suo parere negativo, motivandolo con un appassionato intervento che a molti è parso quasi un anticipo di quella che sarà la sua requisitoria. Il giudice Corrado Schiaretti ascolta in silenzio e congeda le parti prendendosi 5 giorni di tempo per decidere, così come previsto dal codice in casi del genere. Ma la richiesta “natalizia” di poter uscire dal carcere per andare ai domiciliari in realtà finisce per fornire alle parti un’occasione per fare una sorta di punto di quanto emerso finora. Il primo a parlare, come detto, è l’avvocato Giovanni Trombini che specifica di voler «sorvolare sul quadro indiziario finora emerso» per concentrarsi sulla persistenza o meno delle condizioni necessarie per disporre il carcere per Cagnoni.

Sul punto va detto, in estrema sintesi, che nell’ordinamento italiano la custodia cautelare in carcere può essere concessa solo se persiste almeno uno di questi tre elementi: pericolo di fuga, pericolo di commettere ancora lo stesso reato e pericolo di inquinare le prove.

«Ammetto che anche nel corso di questo processo il mio assistito non ha sempre tenuto un comportamento ortodosso – ammette Trombini – ma bisogna capire lo stato di costrizione di un uomo incensurato detenuto da oltre un anno. Il pericolo di fuga? Con il braccialetto elettronico non ci sarebbe e poi è vero che è già scappato una volta, ma poi è tornato a casa per costituirsi». «Cagnoni non si è costituito - ribatte a stretto giro il pm D’Aniello – perché uno se vuole costituirsi va in questura, lui è stato arrestato mentre cercava di tornare a casa da un ingresso secondario. Ma per fortuna, dietro una siepe, era nascosto anche un poliziotto che lo ha arrestato. E non dimentichiamoci che due giorni prima di essere arrestato Matteo Cagnoni va in aeroporto a Bologna molto probabilmente per prendere un aereo, salvo poi ripensarci»

Mentre sul pericolo di inquinamento prove il pm aggiunge: «Vorrei ricordare che anche a processo in corso Cagnoni ha scritto una lettera al Corriere di Ravenna per cercare di mandare messaggi e influenzare testimoni non ancora sentiti. E poi noi, a differenza dell’avvocato Trombini, non possiamo far finta di ignorare la forza prorompente del quadro indiziario fin qui emerso. Tanto che se il processo finisse oggi basterebbero già a provare la sua colpevolezza». «Scappai solo per un attacco di panico - replicherà poco dopo Cagnoni - anche perché gli agenti entrarono in casa mia come se fossero dei corpi speciali. E quando incontrai una volante nelle colline di Fiesole venni colpito con un calcio alla testa da un poliziotto. Ma poi, come vedete, sono tornato. E poi, ora, non potrei mai scappare dalla città in cui so che stanno i miei figli». E sulle tante lettere inviate a giornali e conoscenti aggiunge: «Ma quale tentativo di inquinare le prove? A me quelle lettere mi hanno salvato la vita. Mettetemi nei miei panni. Io in un carcere dove il 90% delle persone non sono certo evolute: i primi giorni non sapevo dove sbattere la testa. Poi, per fortuna, ho scoperto la scrittura e con quelle lettere riuscivo con la mia testa a evadere un po’».

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