Moglie e figlio morti nello schianto. Il padre condannato a 7 anni

Rimini

LUGO. È stato condannato in abbreviato a sette anni di reclusione Constantin Cristinel Maruntelu, il 25enne rumeno chiamato a rispondere di omicidio stradale plurimo in seguito all’incidente in cui morirono moglie e figlioletto; l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Stefano Stargiotti, aveva chiesto un anno in più. Disposto dal gip Antonella Guidomei un risarcimento di 25mila euro alle parti civili, tutti legati da vincoli di parentela con la ragazza, Planiza Husovic, 24 anni, e il piccolo Riccardo di appena 5 mesi.

L’incidente

Stando a quanto ricostruito nell’ambito dell’indagine, quella sera del 18 marzo scorso, il giovane perse il controllo dell’auto mentre percorreva via De’ Brozzi a Lugo. Uno schianto dovuto alle condizioni psicofisiche del conducente, che si era messo alla guida della sua Fiat Multipla con valori di alcol di tre volte superiori al limite. Maruntelu fu ricoverato al “Bufalini” di Cesena e poi trasferito a Ravenna, ospedale dal quale si allontanò senza preavviso prima di essere arrestato nuovamente a Forlì (la moglie proveniva da una grande famiglia rom da decenni radicata in Romagna che per anni aveva occupato il campo rom di Durazzanino).

L’interrogatorio

Poco dopo il suo arresto, al gip Antonella Guidomei il 25enne diede una sua prima versione dei fatti, nel corso di un interrogatorio in cui aveva cercato di smontare l’ipotesi della fuga. «Non volevo scappare – aveva dichiarato – ma solo andare a Forlì perché è lì che hanno sepolto mio figlio e mia moglie e volevo pregare sulla loro tomba. Quando ero al “Bufalini” i medici non me lo avevano permesso e così quando sono stato trasferito all’ospedale di Ravenna sono uscito subito, contro il loro parere. Da Ravenna ho raggiunto Forlì in autobus». In stazione, però, fu identificato e fermato dopo che i carabinieri di Lugo avevano diffuso a tutte le forze dell’ordine la sua foto segnaletica, temendo che potesse far perdere le proprie tracce. Marontelu aveva successivamente ammesso di essere lui alla guida della Multipla che era letteralmente decollata a causa della forte velocità alla rotonda. Particolare (inizialmente aveva infatti sostenuto che a guidare fosse la moglie) che aveva invece negato ai primi soccorritori, venendo poi smentito da diverse testimonianze e anche da alcune telecamere posizionate tra Massa Lombarda e Lugo.

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