Quando la droga è "affare di famiglia". Marito e moglie al vertice del traffico

Rimini

RAVENNA. Temeva possibili intercettazioni, prospettiva che lo aveva inquietato in più occasioni tanto da lasciarsi andare a imprecazioni in auto («se le hanno messe sono fottuto»). Timore che lo aveva spinto ad acquistare un rilevatore di microspie, precauzione che Shpetim Bircaj ha adottato quando ormai era troppo tardi. Gli uomini della Squadra mobile che per mesi sono stati la sua ombra senza che se ne accorgesse avevano ormai già acquisito elementi sul suo coinvolgimento in un vasto traffico di stupefacenti, indizi confluiti nell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Monica Gargiulo che hanno portato all’emissione da parte del gip Piervittorio Farinella di undici misure cautelari, eseguite nella mattinata di ieri.

Le misure

In carcere oltre al 49enne albanese ritenuto al vertice del gruppo, sono finiti Alberto Balboni, 42enne di Alfonsine e Alex Plazzi, ravennate di 39 anni. Ai domiciliari Lindita Kasimi, 42enne moglie di Bircaj e stretta collaboratrice dell’uomo, Antonino Calabrò, 31enne calabrese che un anno fa venne trovato in possesso di due borsoni con 23 chili di hashish, Fabio Fenati, 57enne a cui nel corso del blitz di ieri sono stati sequestrati quasi due chili di marijuana, Francesco Cardone, campano di 36 anni di Bagnacavallo e Samuele Messina, 42enne anche lui di Bagnacavallo a cui ieri sono state sequestrate 166 capsule di efedrina oltre a 15mila euro. Per altre persone è stato invece disposto l’obbligo di firma.

Le indagini

L’inchiesta, che si è sviluppata tra l’aprile e il dicembre dello scorso anno, ha tolto il velo a un gruppo capace di movimentare ingenti quantitativi di droga, non solo di hashish e marijuana ma anche di cocaina, che viaggiavano occultati in vani ricavati ad hoc nelle auto in uso, ad esempio dietro ai pannelli in radica o al tachimetro.

Un’organizzazione collaudata con al vertice moglie e marito (con quest’ultimo che da alcune intercettazioni è risultato muoversi per le compravendite anche con i figli che lasciava ad attendere in auto) che si avvaleva di collaboratori sparsi tra Ravennate, Faentino e Lughese con compiti di corrieri e custodi della droga. D’altronde il business lo consentiva: solo lo stupefacente sequestrato a più riprese nel corso delle indagini avrebbe generato qualcosa come 400mila euro. Nell’ambito del contesto investigativo era inoltre stata sequestrata in passato una pistola, riproduzione fedele di un’arma vera, che per gli inquirenti doveva servire a mettere in chiaro che i componenti del gruppo non scherzavano.

Già fissati per i prossimi giorni gli interrogatori di garanzia dei destinatari delle misure, assistiti dagli avvocati Luca Donelli, Michele Dell’Edera, Filippo Bianchini, Carlo Benini, Giovanni Fresa, Edljra Mace, Andrea Valentinotti, Nicola Casadio, Elisa Conficconi, Antonio Primiani e Giovanni Scudellari.

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