La cooperativa Iter chiede il concordato

Rimini

RAVENNA. All’orizzonte della Iter s’addensano nuvole nere di tempesta. La cooperativa edile lughese, che naviga in cattive acque per colpa della crisi nel settore delle costruzioni, ha depositato al tribunale di Ravenna una richiesta di concordato in bianco. Una mossa, questa, che prelude a un piano di risanamento.

Il concordato in bianco è infatti uno strumento che consente alle aziende in difficoltà di “prendere tempo” congelando i debiti, a fronte dell’impegno a predisporre, entro il termine stabilito dal tribunale (da 60 a 120 giorni), un piano da sottoporre ai creditori. «Questo piano concordatario, a cui stiamo già lavorando, prevede una definizione dei debiti pregressi e una ristrutturazione aziendale», spiega il presidente dell’Iter, Daniele Lolli. Traduzione: bisognerà mettere nero su bianco un progetto che permetta alla società di sostenere la liquidazione delle spettanze.

In allarme le rappresentanze sindacali. «Per i 260 lavoratori della cooperativa, inizieranno non pochi problemi - si legge nel comunicato congiunto diffuso dalle rappresentanze di categoria Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil -. Primo fra tutti l’occupazione, con il rischio reale di una forte perdita di posti di lavoro. L’altro aspetto è rappresentato dai crediti dei lavoratori, che inevitabilmente vedranno forti ritardi nella loro erogazione, e soprattutto non vi sono certezze per il recupero pieno delle loro spettanze. Inoltre, vi sono incognite sugli ammortizzatori sociali che a breve si esauriranno, senza certezza di poterne utilizzare altri per dare copertura salariale ai tanti lavoratori in cassa integrazione straordinaria e contratto di solidarietà».

Dal canto suo, Lolli prova a gettare acqua sul fuoco: «In questo lasso di tempo la nostra operatività continuerà, ma è chiaro - ammette - che si potranno creare dei rallentamenti».

Giancarlo Marchi della Fillea Cgil non nasconde l’ipotesi peggiore: «Tutto questo potrebbe portare alla costituzione di una nuova cooperativa, frutto dell’unione con altre cooperative in difficoltà».

Una cosa sembra comunque certa: stante l’attuale situazione del settore edilizio in Italia, tagli al personale saranno pressoché inevitabili, così come le ripercussioni sull’indotto del nostro territorio.

Il presidente Lolli punta il dito contro il «contesto generale e politico» che si traduce in una «riduzione di investimenti e appalti». Senza contare che «ci sono stati e ci sono continui slittamenti da parte di committenti privati e pubblici nei pagamenti, e questo ha portato a una crisi di liquidità». Allo stesso tempo, poi, «i margini si sono ridotti».

Marchi rincara la dose: «Il mercato immobiliare è bloccato, in provincia di Ravenna ci sono 13-14.000 appartamenti invenduti». Da qui l’appello unitario dei sindacati: «Chiediamo che l’Iter in primis, la Lega delle cooperative, la Federazione, il mondo delle cooperative, i consorzi, le istituzioni locali, i partiti, la politica nazionale (da diverso tempo vero assente nella tutela del lavoro e delle aziende) siano chiamati a farsi carico del problema, perché non è possibile che nessuno si sia accorto e si stia accorgendo che il settore della edilizia sta morendo».

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