«Quattro sentenze di morte per fermare la Tav»

Rimini

RAVENNA. La Cmc torna a essere nel mirino delle frange estremistiche che si oppongono alla costruzione della Tav, ma questa volta l’intimidazione rivolta contro la cooperativa ravennate supera i livelli di guardia. Un documento firmato Nuclei Operativi Armati (Noa), recapitato alla redazione Ansa di Torino inserisce anche il nome di Massimo Matteucci (presidente della Cmc) tra le quattro persone minacciate di morte dal gruppo che annuncia una imminente «lotta armata di liberazione». Il documento scritto con toni da anni di piombo è tuttora al vaglio degli inquirenti ma viene ritenuto molto preoccupante. La sigla Noa non era finora nota alla Digos di Torino, più che mai preoccupata da un linguaggio vetero brigatista che non assomiglia per nulla a quello utilizzato nei tanti comunicati diffusi recentemente in rete. Ma a inquietare gli inquirenti c’è anche il fatto che tra le persone prese di mira ci sono anche nomi sconosciuti al grande pubblico. I quattro minacciati sono il presidente della Cmc Massimo Matteucci, definito il «terminale delle tangenti che vengono dirottate a politici del Pd per difendere la realizzazione del Tav»; Giuseppe Petronzi, capo della Digos di Torino, definito «esecutore materiale delle disposizioni della magistratura torinese nei confronti delle compagne e dei compagni del movimento»; il senatore del Pd Stefano Esposito, «al soldo dei servizi, responsabile diretto degli arresti e della repressione in Valsusa collettore delle tangenti derivanti dalla realizzazione del Tav» e infine Maurizio Bufalini direttore dei lavori Ltf, «vero responsabile del tradimento nei confronti della sua terra ed esecutore materiale della devastazione ambientale presso il cantiere di Chiomonte»

Il documento parla anche di «lotta di liberazione contro la Tav» e di un «tribunale rivoluzionario che condanna a morte alcune persone ritenute responsabili della repressione in atto». «I Nuclei Armati operativi - si legge ancora - sono pronti all’azione diretta nei confronti dei mandanti e degli esecutori della strategia repressiva che sta togliendo libertà e prospettiva al movimento No Tav. Le accuse, ridicole, di terrorismo richiedono una risposta forte che dimostri, rapidamente, che non siamo inermi. Ora è il momento di praticare la lotta armata di liberazione, i terroristi sono loro, noi siamo i partigiani della libertà. Le condanne a morte sono definite «immediatamente esecutive».

Matteucci ieri ha preferito non commentare l’accaduto lasciando agli inquirenti ogni valutazione sull’episodio. Appena un mese fa un attentato incendiario intimidatorio aveva colpito a Ponte Verucchio nel Riminese un cantiere della Emir, società che opera nel settore delle cave partecipata dalla Cmc. La “rivendicazione” ( una scritta a pennarello all’esterno di un gabbiotto) è stata ritenuta attendibile. «Cmc ecoterrorista. Solidarietà a Nico, Claudio, Chiara, Mattia e alla lotta No Tav». Il riferimento era ai quattro giovani arrestati in Val Susa il 9 dicembre scorso. (c.d.)

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