E' morto Panzavolta, manager dei Ferruzzi

Rimini

RAVENNA. E’ morto ieri a 94 anni Lorenzo Panzavolta. Il suo nome era legato a quello del gruppo Ferruzzi, di cui era stato uno dei manager più in vista grazie al ruolo di primo piano ricoperto nella Calcestruzzi, azienda che aveva portato alla quotazione in borsa.

Nella sua lunga carriera di dirigente aveva attraversato la prima Repubblica e le tempeste giudiziarie che ne sancirono la fine, lasciando su di lui la macchia di una condanna definitiva a sei anni e sei mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.

Appena un mese fa era rimasto vedovo dopo la perdita della moglie Laura Subini. Aveva due figli.

Panzavolta, classe 1922, in gioventù aveva anche partecipato alla Resistenza. Si definiva “socialista nenniano” e aveva mosso i primi passi all’interno della Cmc che aveva successivamente lasciato (nel 1963) assumendo l’incarico di manager alla Calcestruzzi, società del gruppo Ferruzzi nella quale entrò anche grazie al forte rapporto di amicizia che aveva avuto con Serafino.

Molto stretto anche il legame con Raul Gardini, che lo definiva “uomo di ordine e di calcestruzzo”, un aneddoto riportato tra gli altri anche dal giornalista Giampaolo Pansa in uno dei suoi libri.

Nei primi anni Novanta dovette cominciare a confrontarsi con le prime inchieste giudiziarie che lo riguardarono e che nel 1997 lo portarono anche all’arresto.

A occuparsi di lui fu anche Antonio Di Pietro che lo interrogò più volte nell’ambito dell’inchiesta sul presunto conto gabbietta gestito da Primo Greganti, finito all’epoca in carcere con l’accusa di aver gestito i fondi neri del Pds. Panzavolta riferì a Di Pietro di aver versato circa 600 milioni di lire per un appalto controllato dai partiti. Ipotesi smentita da Greganti.

Successivamente venne poi accertato un suo ruolo nella spartizione degli appalti in Sicilia con Cosa Nostra per i quali venne condannato in via definitiva nel 2008. A 86 anni venne arrestato per scontare quella pena passata in giudicato. Restò dentro 3 mesi, perdendo 12 kg, una situazione che spinse anche diversi esponenti della società civile ravennate a chiedere la sua scarcerazione per motivi umanitari che il suo legale, l’avvocato Carlo Benini, riuscì poi a ottenere. La Cassazione respinse invece la sua richiesta di revisione del processo.

I suoi funerali si terranno domani alle 11 nel cimitero di Ravenna.

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