Sospetto reclutatore di jihadisti, 27enne indagato

Rimini

RAVENNA. Ravenna sembra confermarsi come crocevia del fondamentalismo. Dopo l’arresto del 27enne tunisino Noussair Louati nell’aprile scorso e le indagini che hanno portato alla scoperta di una cellula jihadista attiva in città, gli accertamenti della Digos si sono ora focalizzati sulla figura di un 29enne pachistano sospettato di essere un addestratore di terroristi.

Il giovane, da tre anni residente a Ravenna, con un lavoro, sposato e con figli è indagato come possibile reclutatore; al ragazzo, di professione operaio in un’azienda della zona, viene contestato il reato previsto dall’articolo 270 quinquies che punisce chi addestra o fornisce informazioni e istruzione per il compimento di atti con finalità terroristiche che prevedono l’uso di materiali esplosivi e armi da fuoco.

Nei suoi confronti il sostituto procuratore della Procura di Bologna che si occupa di terrorismo, Antonio Gustapane, ha disposto il sequestro di computer e altro materiale informatico in suo possesso, che ora sarà setacciato dagli inquirenti.

Apparentemente un insospettabile, il pachistano indagato non sembra avere legami con gli ambienti dello spaccio né con quelli della criminalità organizzata; arrivato in Italia nel 2013, da un anno e mezzo si trova ai domiciliari in attesa del terzo grado di giudizio ma per questioni di altra natura, una presunta violenza sessuale. Arrestato nel novembre del 2014, per quella vicenda il 29enne asiatico è stato condannato in primo grado a quattro anni e mezzo di reclusione, pena ridotta in appello a due anni e otto mesi.

Una figura atipica la sua su cui vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti, che stanno cercando di ricostruire anche il ruolo ricoperto dal ragazzo all’interno dell’universo radicale per capire se si sia limitato alla condivisione di posizioni estremiste via web o se, come lascia presagire il capo d’imputazione, abbia avuto un compito operativo.

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