Rinuncia al podio per aiutare l'avversario

Rimini

RAVENNA. Rinuncia alla gara per aiutare l’avversario in difficoltà: un «piccolo gesto», dice lui appena 16enne, che ora gli varrà un premio per il fair play sportivo. «Sul campo da calcio, c’è chi mi ha urlato “negro di m...”, ma quel gesto l’ho fatto spontaneamente e il premio mi sorprende: è normale aiutare chi è in difficoltà». Daniel Gaito, 16 anni appena, frequenta il liceo classico, a Ravenna. Madre inglese, padre napoletano, vive a Ravenna ormai da sempre: lo sport, ce l’ha nel sangue. Ha giocato fino allo scorso anno a calcio e quando c’era da correre alla campestre della scuola, si presentava fiero e divertito. Così ha fatto anche il 25 novembre scorso. Era alla festa campestre e, assieme all’amico e coetaneo Manuel Tafuro, allievo dell’Olivetti, stavano correndo la tradizionale gara.

«Eravamo alla fine del primo giro e ci trovavamo entrambi a metà posizione: insomma, eravamo messi bene - racconta -. Io e Manuel abbiamo visto questo ragazzo davanti a noi per terra: era caduto, si era fatto male. Era dolorante, agitato. E non è che ci siamo detti cose particolari: ci siamo semplicemente fermati ad aiutarlo. Lo abbiamo alzato e portato fino all’assistenza e poi abbiamo proseguito la corsa. E niente: siamo arrivati tra gli ultimi».

Un gesto che, segnalato al Panathlon, varrà ai due ragazzi la consegna del premio al fair play sportivo: i due 16enni verranno premiati il prossimo 20 gennaio in Comune. Assieme a loro, lo stesso riconoscimento verrà consegnato anche a Stefano Cedrini, lo spadista di appena 13 anni che, al campionato Under 14 di scherma, nella prova a squadre contro la Chiti Scherma Pistoia, si è fatto togliere un punto denunciando di aver toccato terra e non l’avversario. Un gesto che gli è già valsa la premiazione sia in Regione che direttamente a Roma, dal Coni.

«Alla fine della corsa - ricorda Daniel -, io e Manuel siamo tornati dal ragazzo ferito per capire come stava. Lui ci ha ringraziato moltissimo, era colpito dal gesto. Ma sinceramente quando mi hanno detto del premio, sono rimasto sorpreso. E Manuel con me: ci era sembrato un gesto normale e spontaneo. Insomma: è stata una cosa normalissima. Ma ho giocato a calcio tanti anni e, non so, sarò stato fortunato, ma gesti simili erano frequenti. Certo: non sono mancati anche i momenti difficili ma sono stati rari». Tra questi, però, anche quello che lo ha fatto crescere maggiormente.

«Sono figlio di una coppia mista, e io sono di colore. Battute per strada, non mi erano mai capitate, ma una volta a una partita... - racconta -. Avevo fatto un’uscita e invece di colpire il pallone, colpii l’avversario. Sono andato subito a scusarmi e a sincerarmi stesse bene. Beh, mi ha risposto: “Vai via, negro di m...”. Ma, vabbé, è passata: io sono fiero di quello che sono». E allarga il sorriso di un campione.

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