Un foreign fighter su dieci ha avuto legami con Ravenna
RAVENNA. Combattenti, reclutatori e punti di appoggio logistici delle cellule terroristiche: Ravenna, città “sensibile”. E l’intelligence guarda al territorio con attenzione. Secondo la lista resa nota nelle scorse settimane dal ministro alla difesa Roberta Pinotti sono 87 i foreign fighter passati o arruolati in Italia ora attivi nelle fila dell’Isis: tra questi, ben 9 - il 10% - veniva da Ravenna. Numeri altissimi anche frutto degli strenui controlli sul territorio, risultato della collaborazione tra intelligence, prefettura, procura e forze dell’ordine, ma che comunque hanno fatto alzare la guardia su tutta la provincia l’indomani degli attentati di Parigi.
Che la città fosse stata indicata come possibile crocevia dalle frange estremistiche, si era capito anche nei mesi scorsi, quando emersero le prime notizie di combattenti dell’Isis morti al “fronte” ma con una vita normale alle spalle tra la Tunisia e Ravenna. Ci furono Mohamed El Hanssi, poi Beji Ben Amara, entrambi radicati in città ma partiti e caduti in Siria in nome dell’Isis. Ma, assieme a loro, secondo gli inquirenti, almeno altri due stranieri sarebbero partiti dalla città per poi cadere al fronte. E a Ravenna sarebbe stata attiva nel tempo una cellula jihadista di almeno sei persone. Questo, fino alla primavera scorsa, quando fu l’arresto di un altro presunto terrorista, Nousair Louati, a far emergere i collegamenti tra Isis e Ravenna. Ma ora, la lista redatta dall’intelligence e consegnata al ministero alla Difesa aggiorna il dato e racconta una realtà ancora più preoccupante per Ravenna, da dove sarebbero passati almeno nove dei combattenti dello Stato islamico ora attivi in Siria. Numeri alti, è chiaro, se comparati alla lista definitiva dei foreign fighters, calcolati in 87 in tutta Italia, ma che si spiegherebbero con gli sforzi delle forze dell’ordine, prefettura e procura che, sul tema terrorismo, a Ravenna, non hanno mai lesinato controlli. Ma perché questa attenzione proprio sulla città? Diverse le caratteristiche che potrebbero, in via ipotetica, renderla attrattiva per i reclutatori: è porto di mare (l’unico della regione) e vanta una nutrita comunità islamica, oltre che la moschea più grande del Nord Italia, dunque un luogo popoloso per eventuali proselitismi, forse. E un territorio sconfinato dove la crisi ha colpito sì, ma non così forte come nel resto d’Italia, e i soldi ancora girano. Qui la comunità islamica, ai terroristi, ha però parlato chiaro: ha condannato gli attacchi terroristici a Parigi, e ribadito che in nome di Allah non si uccide. Ha sottolineato il proprio impegno al dialogo di pace e chiesto più sforzi per l’integrazione, ribadendo i propri.