«Controllate anche il personale medico»

Rimini

RAVENNA. Nel giorno del suo 43º compleanno, Daniela Poggiali ottiene un regalo inaspettato. A processo per la morte della pensionata Rosa Calderoni e sospettata per la scia di morti anomale che si sarebbero verificate all’ospedale di Lugo, dall’audizione dei primi testi dell’accusa sono emersi elementi in qualche modo favorevoli alla difesa dell’ex infermiera che, dopo essere stata informata dall’azienda sanitaria dei sospetti sul suo conto, avrebbe suggerito di «allargare i controlli anche sul personale medico».

Un aspetto finora mai emerso, che va ad aggiungersi ai commenti positivi sul suo conto da parte delle colleghe sentite ieri e che si somma ai riferimenti a flebo non nominative che sarebbero state utilizzate e all’evacuazione di melema (la presenza di sangue nelle feci) che aprono spiragli che potrebbero legare il decesso dell’anziana anche a fattori diversi dall’iniezione di potassio. Senza contare poi il dubbio sollevato in modo velato dal legale dell’imputata, l’avvocato Stefano Dalla Valle, sulla possibilità che infermiere di un settore potessero comunque spostarsi negli altri in caso di necessità. «Mutuo soccorso» lo ha definito il direttore sanitario Gianbattista Spagnoli, che però era limitato a situazioni contingenti di emergenza.

C’è poi l’aspetto delle fiale di potassio mancanti e di quelle ritrovate inaspettatamente nel carrello dei medicinali in assenza di prescrizioni mediche, carrello che però sarebbe stato preparato con molto anticipo (anche se poi la somministrazione avveniva solo all’occorrenza) e sistemato in un contesto non proprio “blindato” rispetto a possibili accessi esterni. Tutti elementi che non sgretolano la mole di elementi dell’accusa - dai dati statistici sulle morti correlate alla presenza in servizio della Poggiali alle autopsie amministrative disposte alla luce dei sospetti sul suo conto -, ma piccoli tasselli che instillano qualche ragionevole dubbio non così scontato alla vigilia del processo.

Ma il vero colpo di scena è quello emerso dalla testimonianza del responsabile infermieristico Mauro Taglioni. Fu lui a disporre il trasferimento della Poggiali da turno di notte a quello di giorno in cui il controllo era maggiore. Inoltre il coordinatore infermieristico prese parte alle riunioni in cui venne disposto un diverso meccanismo di smaltimento di flebo e accessori, lo stop alle autopsie interne e l’analisi dei flaconi utilizzati in occasione dei decessi dubbi avvenuti anche prima della morte della signora Rosa Calderoni (morti tra le quali figura anche un parente dello stesso Taglioni) anche se gli accertamenti non evidenziarono livelli di potassio anomali, a differenza del deflussore utilizzato per la pensionata in cui «erano presenti tracce in dosi letali» di cui ci si accorse solo in un secondo tempo. Fu sempre lui, la mattina dell’8 aprile, a recarsi a Lugo per porre l’ex infermiera in ferie forzate, spiegandole le ragioni. «Fummo molto chiari sulle motivazioni di quella scelta e ci aspettammo una reazione che fu invece diversa - ricorda -. In quell’occasione chiese prima informazioni sulle ferie a disposizione, poi si preoccupò della contingenza per i turni e disse di estendere i controlli anche ad altre figure».

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