Giovanni Desio torna di fronte ai giudici

Rimini

RAVENNA. Sesso con minori, fissato il processo d’appello per l’ex parroco di Casalborsetti e Giovanni Desio torna di fronte ai giudici. L’udienza è fissata per il 27 novembre, intanto “don John” rimane ai domiciliari in una struttura per religiosi in Umbria. Spera un giorno di tornare a fare il sacerdote, ha lasciato intendere al suo legale Battista Cavassi al quale, nell’ultima visita di settembre, è apparso ancora molto provato. «Sa che è difficile si realizzi. Intanto, speriamo solo che la pena venga ridotta», fa sapere il suo difensore.

Dunque, l’ex parroco di Casalborsetti condannato lo scorso 15 maggio a dieci anni e otto mesi di reclusione per atti sessuali con minorenni è pronto a tornare davanti ai giudici. Per alleggerire il macigno della sentenza di primo grado e tentare così di evitare in futuro il carcere, l’avvocato Cavassi è pronto a depositare una nuova memoria ma già nei motivi del ricorso in Appello aveva rilevato «come a nostro avviso la condanna sia decisamente pesante», ricorda l’avvocato Cavassi che a settembre scorso ha fatto visita in Umbria al suo assistito, ridotto allo stato laicale a maggio scorso dalla Congregazione per la dottrina della fede. «L’ho trovato ancora molto provato – spiega il difensore – e ho cercato di tranquillizzarlo. Credo gli manchi anche il sacerdozio e forse spera di tornare a vestire l’abito. Sa che la richiesta di riammissione non è vietata ma è anche consapevole che, in un caso simile, è molto difficile ottenerla». La difesa punta allo sconto attraverso il riconoscimento delle attenuanti generiche che il giudice ravennate non ha invece applicato. «Nonostante - aveva commentato l’avvocato all’epoca del ricorso in Appello - avesse già provveduto a risarcire con 100mila euro i ragazzi». L’ex religioso, come noto, era accusato di atti sessuali con minorenni e anche di violenza sessuale nei confronti di uno di loro. Tutti ragazzini che negli anni scorsi avevano gravitato attorno alla parrocchia di “don John” fino all’arresto clamoroso eseguito dalla squadra mobile il 5 aprile del 2014. Appena un mese prima Desio era finito con il suo Suv BmwX1 dentro il canale del paese. Venne salvato da alcuni passanti, ma emerse il fatto che era in stato di ebbrezza. E così per riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica utilizzò i profili Facebook di quelli che definiva “i ragazzi del don”, sui quali lanciava messaggi di fuoco contro la stampa locale. Ma un genitore capì che dietro a quelle parole d’adulto non poteva esserci suo figlio e si presentò in questura facendo scattare l’inchiesta. Un’indagine - coordinata dal pm Isabella Cavallari - che in pochi giorni fece emergere un quadro sconcertante. Un anno dopo la condanna a una pena maggiore rispetto alla richiesta della Procura (nove anni). (p.c.)

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