Decine di ravennati tornano al "baratto"

Rimini

RAVENNA. La spesa da fare, una bolletta da pagare, la lavatrice che fa i capricci, il prato da tagliare, i bimbi da andare a prendere a scuola, un pantalone da accorciare. I soldi non ci sono? E i ravennati tornano al baratto: oltre 60 le persone iscritte alla Banca del tempo di via Maggiore. Lì, lo scambio di aiuti si paga in ore, e con tanto di libretto di assegni perché nulla si regala, tutto si scambia. «Con la crisi, non aumentano gli iscritti ma le richieste e gli aiuti per i quali si chiede tempo sono sempre di più», allarga le braccia la presidente dell’associazione, Giuseppina Belloni.

La Banca del tempo non è cosa nuova: a Ravenna c’è dal ’97 e gli iscritti sono rimasti più o meno numericamente invariati; ogni anno se ne cancellano una decina, e altrettanti ne arrivano. Si tratta per lo più di donne, e per lo più pensionate. «Le mamme giovani avrebbero tanto bisogno di un servizio simile ma di norma hanno molto da chiedere e pochissimo tempo da donare. Invece, per gli anziani è uno scambio di tempi e aiuti non solo per risparmiare ma anche per incontrarsi». E’ un fatto però che, con la crisi e il crollo dei consumi, anche i lavoretti che prima si facevano fare a pagamento, ora si preferisca chiederli in cambio di un’ora o due. «Si scambiano solo attività-hobby: qui, chi concede la sua ora di norma non mette in pratica la mansione della sua vita, ma solo hobby. E l’unica cosa che conta è il tempo, non la tipologia di servizio». Come a dire che non esistono prestazioni di serie A o B, ma solo minuti barattati.

E che sia chiaro: «gli scambi devono essere occasionali - spiega la Belloni -, non ci vogliamo sostituire ai servizi che si trovano sul mercato, ma solo sopperire alle mancanze per le piccole attività quotidiane». Dunque, gli aiuti pagati in ore e richiesti sono quasi sempre gli stessi. «Esempi? Mi ammalo e ho bisogno che qualcuno mi vada a prendere le medicine. Ho il bimbo da andare a prendere a scuola e per un contrattempo non posso: non chiamo la baby-sitter per un servizio una volta ogni tanto e da poco conto; chiamo la banca del tempo». E poi tante piccole riparazioni. «I lavori di cucito o la lampadina da cambiare», spiega ancora. Va forte anche il “taxi” in compagnia: l’esempio classico è la signora che deve essere accompagnata in ospedale. Il tempo ce lo mette il “volontario” della Banca, i soldi della benzina però - costi vivi - li mette lei. La Banca ha sede in via Maggiore 122, vecchia sede della circoscrizione. I locali sono del Comune. E li pagano? Certo: in ore, ovviamente. «L’affitto dello spazio vale 200 ore l’anno la cui attività concordiamo con Comune e uffici - sorride la presidente -. Abbiamo fatto sorveglianza alle mostre, servizi in biblioteca o aiuto ai bambini. Questo è un genere di servizio che ai nostri soci piace moltissimo: si sentono utili e partecipi di quello che accade in città».

 

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