«La pena al pirata? Non è degna. Mi hanno rubato mio figlio e lasciata sola»

Rimini

RAVENNA. Mamma Fabiola ha scelto il silenzio da subito. Dopo la morte del figlioletto di nemmeno tre anni, il piccolo Gionatan Lasorsa, travolto e ucciso da un’auto pirata la sera del 22 giugno scorso proprio sotto casa, sulla Romea Sud, la giovane mamma, Fabiola Solito, aveva lasciato parlare i suoi famigliari. Attraverso loro, aveva chiesto giustizia e rispetto per il suo dolore. Ora trova la forza di parlare. Lo fa per sostenere una «battaglia di vita», dice lei: chiedere al governo l’introduzione del reato di omicidio stradale. Ieri pomeriggio, assieme ad amici e famigliari, era in piazza del Popolo, sotto il Comune, per il sit in organizzato con un passaparola in tutta Italia proprio per sensibilizzare sul tema e chiedere pene più severe per chi uccide perché ubriaco o distratto alla guida. Lei è bella e ancora giovanissima, ma il dolore le ha inevitabilmente segnato il volto. E’ piccola ed esile. La chioma riccia e lunga le incorona il corpo gentile. Ha una voce soave e sottile. Ma le sue mascelle sono serrate nel dolore, i suoi toni sono forti e i suoi occhi completano le dure parole. E le lacrime inevitabilmente scendono quando si parla di Gionatan, appena un cucciolo quando la Mercedes del 37enne bulgaro Dimitrov Krasimir (che per quei tristi fatti ha patteggiato una pena a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni) l’ha falciato e abbandonato sull’asfalto. «Quella pena? Non è degna. Se si ruba, si va in galera. Mio figlio, me l’hanno rubato ma la giustizia dov’è? Sono stata lasciata sola...».

Perché l’omicidio stradale?

«Perché chi compie un reato simile deve pagare. Si tratta di una vita...: troppo facile ubriacarsi, provocare un incidente e scappare».

Suo figlio non glielo ridaranno comunque...

«Mio figlio me l’hanno rubato. E se rubi, vai in galera. Se ammazzi qualcuno non paghi?»

Se anche il governo Renzi introducesse ora il reato di omicidio stradale, Dimitrov ormai ha patteggiato...

«E’ una battaglia di vita. Non so se sia Gionatan a chiedermelo, ma io sento che devo lottare per questo. La legge è ingiusta. Lo faccio per chi, purtroppo, verrà ancora».

Chi guida ubriaco è come se uccidesse volontariamente?

«Guidare senza coscienza è come andare in giro con una pistola carica, sì. Chiedo solo pene più severe».

Non crede lo sia quella patteggiata da Dimitrov?

Fa un sorriso amaro. «Non la trovo degna. La legge è ingiusta».

Lui vive non tanto distante da voi. Ha mai provato a mettersi in contatto con lei e il padre di Gionatan, ha mai chiesto scusa?

«Lui vive a Marina, noi a Lido Adriano. Non ha mai provato a fare proprio nulla».

E se lo facesse?

«Non rispondo a questo. Ma continua a dire che quella sera non ci ha visto...»

Perdere un figlio è una tragedia. Perderlo così è un dolore al quale è difficile sopravvivere...

«E’ la rabbia che ho dentro a farmi stare qui oggi. Io ho perso anche un fratello - si riferisce a Giuseppe Solito, 32 anni, morto a ottobre scorso in uno schianto contro un camion su via Destra Canale Molinetto, appena quattro mesi dopo il nipotino -. E’ morto per colpa di una distrazione, e nemmeno in quel caso il camionista si è mai fatto sentire. Tutti spariti».

Le appaiono mai Gionatan e Giuseppe in sogno?

«Giuseppe mi parla spesso...» (ma le lacrime le impediscono di andare avanti).

Tutti spariti, diceva. Anche le istituzioni?

«A lui - il nome di Dimitrov, non lo fa mai - hanno dato una casa e assistenti sociali. A noi nulla. Il mio compagno, dopo la morte di nostro figlio, è rimasto anche senza lavoro: quattro mesi senza stipendio».

Comune o altri non le hanno offerto un sostegno psicologico?

«No, lo abbiamo avuto grazie all’interessamento degli amici. Ma a scuola le maestre sono state bravissime con mio figlio maggiore».

E il risarcimento?

«Ancora nulla... Che poi, i soldi... poco mi importa».

Verso sera, anche il sindaco Fabrizio Matteucci è sceso in piazza per esprimere la propria solidarietà a Fabiola.

 

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