Raid vandalico contro le case e il ritrovo dei cacciatori

Rimini

RAVENNA. Già da qualche giorno le doppiette erano state riposte. Ma deporre le armi non è bastato a riappacificare gli animi. Anzi, le tensioni tra animalisti e cacciatori sulla vicenda dei daini hanno subito un’impennata. Dopo mesi di provocazioni e dispetti incrociati da una parte e dall’altra (la testa di un ungulato mozzata, la nutria “sacrificale”, le aggressioni e i danneggiamenti alle auto) nelle prime ore di ieri alcuni attivisti hanno preso di mira luoghi e simboli dell’attività venatoria.

Un giustizialismo fai da te che, come ogni conflitto, ha avuto delle vittime collaterali innocenti. In auto le cinque persone denunciate dai carabinieri della Compagnia di Cervia-Milano Marittima avevano infatti una mappa dei luoghi da colpire, una sorta di via crucis che vedeva tra gli altri la “casa del cacciatore” nella pineta di Classe e l’abitazione del presidente dell’Atc RA 2 Augusto Casadei Turroni Monti a San Pietro in Vincoli, entrambe vandalizzate. Ma evidentemente quella lista (in cui comparivano anche altri due indirizzi) non era stata predisposta con troppa perizia: tra gli obiettivi, infatti, è finita anche la casa di un privato cittadino di San Bartolo la cui unica colpa era quella di portare lo stesso nome e cognome del delegato provinciale di Caccia ambiente, Claudio Miccoli. Per una questione di omonimia si è ritrovato l’abitazione ricoperta di scritte. Proprio lui che, ironia della sorte, oltre a non avere né legami di parentela né la stessa passione dell’altro, aveva addirittura sposato la causa animalista.

E’ stata un’alba movimentata quella di ieri tra Classe, Savio e la zona delle Ville Unite dove si sono verificati i danneggiamenti. Il primo ad essere stato scoperto, attorno alle 5.30, è stato quello alla Cà Acquara, edificio pinetale sulla Bevanella che da anni il Comune concede in affitto ai cacciatori. Verso quell’ora uno dei responsabili - che già lo scorso gennaio era stato vittima di un’aggressione al rientro da una battuta e che proprio ieri ha riconosciuto nel gruppo di persone fermate ieri uno degli autori di quel gesto - si è recato sul posto trovando la recinzione rotta e le porte e le finestre spaccate. «E dire che siamo qui da una vita e non è mai successo nulla - si sfoga -. Da quando è iniziata questa storia, invece, non si vive più».

Attorno non c’era nessuno, i vandali se ne erano già andati. Ma più tardi, come nel più classico dei gialli, gli autori dello scempio sono tornati sul luogo del delitto. Forse cercavano un posto riparato per evitare i controlli che già erano scattati. La Mercedes classe A che alcuni testimoni avevano visto allontanarsi dopo il raid di San Pietro in Vincoli era infatti già nel mirino dei carabinieri.

Ed è finita anche in quello della guardia pinetale che, verso le 9, l’ha notata vicino allo stabile danneggiato. «Ho visto la targa, Trento, ed ho pensato che potesse essere collegata a quanto accaduto. Così ho chiuso la sbarra in modo che non potesse allontanarsi e ho atteso l’arrivo dei carabinieri». Il successivo controllo dei militari ha portato al ritrovamento di vernici e palloncini dello stesso tipo utilizzato per gli atti vandalici, oltre ad un martello e ad una lista degli obiettivi da colpire. Indizi schiaccianti per i cinque attivisti che si trovavano a bordo, un 49enne e un 25enne trentini, un 44enne bergamasco, un coetaneo padovano e un 48enne di Fano, tutti denunciati per danneggiamento, imbrattamento e violazione di domicilio.

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