Don Desio, processo a marzo e via ai risarcimenti

Rimini

RAVENNA. Fissato il processo per don Desio. L’ex parroco di Casalborsetti - accusato di violenza sessuale su quattro minorenni - comparirà di fronte al gup a metà marzo per l’udienza preliminare e sceglierà il rito abbreviato che gli garantirà lo sconto di un terzo della pena.

In questi giorni sono intanto partite le trattative per i risarcimenti ai quattro minorenni con i quali Desio ha ammesso - dopo una lunga detenzione - di aver avuto rapporti sessuali. Obiettivo del legale di Desio - l’avvocato Battista Cavassi - è quello di chiudere in tempi brevi il contenzioso economico per ottenere anche un’attenuante preziosa per abbassare ulteriormente la pena. Pronta anche una lettera di scuse che il prete vorrebbe rendere pubblica tra qualche settimana.

Il processo partirà a meno di un anno dal suo clamoroso arresto, eseguito lo scorso 5 aprile dalla squadra Mobile di Ravenna al termine di un’inchiesta dai contorni sconcertanti diretta dal pubblico ministero Isabella Cavallari.

Dopo sette mesi e mezzo di carcere, nel reparto “protetti” del carcere di Forlì, e dopo due istanze di scarcerazione respinte dal gip Rossella Materia, Desio si trova ora in una struttura riabilitativa umbra gestita da religiosi agli arresti domiciliari concessi lo scorso novembre.

E’ probabile che Desio chieda di condizionare il rito abbreviato proprio alla testimonianza del responsabile della struttura. Il dirigente verrà chiamato a riferire sull’andamento del processo riabilitativo del sacerdote ora sospeso a divinis dalle autorità religiose.

Desio dovrà rispondere di violenza sessuale su quattro minorenni, alcuni dei quali gli erano stati affidati dalle famiglie.

Si tratta dei tre episodi che emersero delle intercettazioni disposte nella primavera scorsa e di quel caso scoperto, invece, solo grazie all’incidente probatorio del luglio successivo, quando un 15enne (alle prese con una situazione familiare disagiata) rivelò di aver avuto con Desio una relazione durata circa un anno.

Un rapporto di cui il parroco non aveva fatto cenno agli inquirenti, nonostante pochi giorni prima avesse scritto al gip una lettera in cui si dichiarava «sinceramente pentito della sua condotta» per ottenere i domiciliari.

Quelle nuove accuse lo resero poco credibile agli occhi del pm Isabella Cavallari e del giudice Rossella Materia per il quale la struttura umbra non era ritenuta sufficientemente isolata. Ma una nuova lettera Desio la presentò qualche mese dopo anche al tribunale delle Libertà. Questa volta ammise pienamente i fatti che gli erano stati contestati.

L’indagine su Desio era cominciata, grazie all’intuito di un padre, nei giorni successivi all’incidente stradale di cui il prete era stato protagonista. Il sacerdote era infatti finito dentro il canale di Casalborsetti con il suo suv Bmw. Gli esami alcolemici rivelarono che quella sera aveva bevuto. Per ricreare una forma di consenso attorno alla sua immagine Desio utilizzò i profili Facebook di alcuni dei ragazzi. In incognito si lasciò così andare a frasi di incoraggiamento nei suoi confronti e commenti pesanti per i giornalisti locali. Ma uno di quei post venne scritto in orario di scuola. Particolare che mise in allarme un padre il quale prima chiese spiegazioni al proprio figlio e poi allertò la polizia. Le intercettazioni fecero emergere quelle strane relazioni tra il prete e i “ragazzi del don” che si stava dando da fare proprio per organizzare un incontro con un ragazzo durante le vacanze di Pasqua. I suoi piani vennero però interrotti dall’arrivo in canonica della squadra mobile. «Desio ora è un uomo pentito dei suoi comportamenti che sta cercando di ritrovare la sua serenità nella struttura umbra - conferma l’avvocato Cavassi - Sarà un processo riabilitativo lungo, ma ha bisogno di aiuto perché da solo non può farcela. Passa le giornate alternando la preghiera al lavoro nei campi e negli allevamenti». (c.d.)

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