Sem & Stènn, figli di X Factor: «Abbiamo un gruppo WhatsApp con Alvaro Soler»

Rimini

La “Notte rosa” a Marina di Ravenna avrà nell’evento di piazza Dora Markus il momento clou: alle 21 di sabato 7 luglio la “Marina Love Parade”, che comincia la sera prima con i dj set, culminerà con il concerto di Sem&Stènn, seguiti dai Soul System. Essendo entrambi usciti dal talent “X Factor” (i primi nel 2017 e i secondi, vincitori, nel 2016), abbiamo posto loro alcune domande, in una sorta di intervista parallela.

Siete ancora in contatto con il vostro giudice di “X Factor” (Manuel Agnelli per Sem&Stènn e Alvaro Soler per i Soul System)?
S&S: «Assolutamente sì. Abbiamo costituito un bel rapporto umano e siamo ancora amici. Ci vediamo spesso a pranzo, o per delle merendine».
SS: «Abbiamo un gruppo WhatsApp con Alvaro, e quando è in Italia cerchiamo sempre di incontrarci e confrontarci su quello che stiamo facendo».

Entrambi avete portato nel talent un genere lontano dal pop: è stato difficile?
S&S: «Aprire nuove strade è sempre difficile, ma ci è stata data molta libertà, anzi, hanno cercato loro per primi di far emergere le nostre particolarità; crediamo che ci abbiamo rappresentato molto bene».
SS: «Per noi non è stato difficile, perché lo facciamo da sempre. Il pubblico italiano non è abituato a sentire questo sound da artisti italiani, ma lo conosce bene, visto il successo di Bruno Mars e Beyoncè, ad esempio. Non credo ci siamo inventati nulla di nuovo».

Sono già partite le audizioni per la prossima edizione: cosa potete consigliare a chi le sta affrontando?
S&S: «Nessun consiglio perché siamo molto gelosi dei nostri segreti (ridono, ndr). Scherzi a parte, consiglieremmo di rimanere più autentici possibile».
SS: «“X Factor” è molto più duro di quel che sembra in televisione, quindi consigliamo di armarsi di tanta voglia di lavorare e apprendere dagli altri. È una gara, quindi bisogna essere pronti a qualsiasi evenienza».

Per un gruppo pensate sia più facile o più difficile il percorso di “X Factor”?
S&S: «Più facile, perché è un’esperienza che ti mette sotto pressione, ed essere una squadra ti aiuta a tenere duro».
SS: «Noi andiamo d’accordo, cosa non scontata in un gruppo, e questa è la nostra fortuna. Ci sono momenti di delusione o tristezza, e poter contare uno sull’altro è molto importante, così come andare tutti alla stessa velocità e aiutare chi si lascia un po’ andare».

Passiamo ora all’attualità delle due band, dopo l’uscita da “X Factor”: cominciamo con Sem&Stènn. Nonostante siate soprattutto dj e produttori, nel vostro nuovo album “Offbeat” non avete seguito la moda del momento, cioè affidarsi a cantanti già noti, ma avete tenuto per voi quasi tutte le parti cantate. Come mai?
«La nostra idea di produzione include le nostre voci, perché ci consideriamo anche cantanti, e “X Factor” ci ha fatto crescere molto soprattutto in questa veste».

Il disco è uscito qualche mese fa, e l’avete già portato in tour, la prima data del quale è stata come apertura al concerto per i trent’anni degli Afterhours. Come sta andando l’esperienza live?
«L’apertura con gli Afterhours è stata magica, perché è una band che ha fatto la storia, e si respirava un’energia totalmente diversa da quella cui siamo abituati. Il nostro tour primaverile è stato eccitante, e siamo carichi per riprendere i concerti con l’estate; la prima data sarà proprio a Marina di Ravenna».

Avete annunciato che farete concerti anche fuori dall’Italia.
«Ci stiamo lavorando, e succederà probabilmente in autunno».

Concluderete la “Marina Love Parade”, evento del movimento Lgbt che vi vede sempre in prima linea.
«Consideriamo il movimento Lgbt la nostra famiglia, e una comunità che cerchiamo sempre di difendere e sostenere nelle sue battaglie. Faremo un po’ di festa con tanta gente che arriverà da tutta Italia, e ci divertiremo insieme».

Per i Soul System risponde David, bassista e autore del gruppo: quanto siete diversi oggi, rispetto alla band che ha partecipato a “X Factor”?
«“X Factor” è stata come un’università della musica, dove abbiamo imparato a essere un po’ più commerciali, ad arrivare a più gente. Siamo cresciuti anche numericamente, perché ora, oltre a noi cinque, ci sono altre persone intorno che ci aiutano. Stilisticamente cerchiamo di avere sempre più una nostra identità riconoscibile, pur non rinnegando le nostre influenze, e dal vivo cerchiamo di essere sempre più carichi».

Il vostro primo album “Back to the future” ha ormai un anno di vita: siete felici di come è stato accolto?
«Difficilmente siamo completamente soddisfatti del nostro lavoro, perché siamo ipercritici, e abbiamo sempre aspettative molto alte verso noi stessi, ma siamo felici di come l’hanno accolto i nostri fan. Ci abbiamo lavorato otto mesi, ma fino a che non abbiamo avuto il riscontro del pubblico non sapevamo se era un buon lavoro. Ci hanno scritto in tanti, e quindi pensiamo di essere sulla strada giusta».

Circa un mese fa vi abbiamo visto in televisione dal campo di San Siro per l’addio al calcio di Andrea Pirlo, ma non avete cantato un vostro pezzo, bensì “7 nations army” dei White Stripes: come mai?
«Quello non era un evento incentrato su di noi, quindi ci siamo messi al servizio dell’occasione. “7 nations army” fu l’inno dei mondiali del 2006, vinti dalla nazionale italiana con Pirlo protagonista, quindi ci è stato chiesto di fare quella. Per noi è stato comunque un onore».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui