L'autodromo frutta 3,5 milioni al turismo

Rimini

IMOLA. Se come numeri il turismo legato all’autodromo fa peggio di quello indotto dalle imprese imolesi, e anche dei flussi che ruotano attorno alle strutture sanitarie, Montecatone in primis, il turista dei motori vale però di più. Quanto di più? Tanto di più, almeno a giudicare dall’analisi che la Stai ha presentato venerdì sera all’Hotel Donatello, in occasione della serata organizzata dalla Lega Nord della provincia di Bologna per discutere del futuro dell’Enzo e Dino Ferrari, a cui ha partecipato una sessantina di persone.

Se un turista che soggiorna nel circondario imolese per partecipare ad eventi legati all’autodromo spende sul territorio 140 euro (albergo, ristorante, pasta e cappuccino, carburante e ogni altro tipo di spesa) il turista low cost, i russi e i cinesi che secondo i dati forniti di recente dalla Provincia sarebbero i protagonisti del buon andamento dei numeri del settore, di euro ne spende 40. Se viene nell’Imolese di passaggio ne lascia 70, 65 se è in trasferta presso aziende locali e 60 se arriva per cure mediche e ricoveri, 50 se a muoverlo è la partecipazione a iniziative di carattere religioso, come le celebrazioni alla Casa del rRegno dei testimoni di Geova. Se soggiorna a Imola o a Castel San Pietro per seguire le fiere bolognesi arriva a spendere 120 euro, ma sempre meno che se nelle vene ha in circolo la passione per la pista. Un turista non vale quanto un altro.

«Il punto della questione è questo - insiste il presidente della Società turismo dell’area imolese, Gianfranco Montanari -. E’ il valore di una presenza che ci deve far capire se ha senso investire su di essa. Abbiamo un “brevetto”, l’autodromo, che ci consente di gestire il valore dell’offerta, di difendere quel valore aggiunto che ha tangibili ricadute sulle nostre attività economiche».

Se in assenza di eventi che possono alzare il prezzo prenoto su Booking.com una stanza a 33 euro a notte e il 18-20% se ne va per nell’intermediazione del portale di prenotazioni alberghiere, oppure se il prezzo è tenuto basso dai tour operator è chiaro che di ciccia in loco ne rimane poca. Al contrario, se c’è l’attrattiva, che sia il giro in pista o la Superbike, ed in più è rivolta ad una categoria dal portafogli facile, il risultato è ben diverso. Questo è il ragionamento della Stai.

Tornando ai numeri, nel 2013 le presenze, vale a dire le notti trascorse in un a struttura ricettiva del circondario sono state 274mila. Un dato in crescita. Di esse, 65mila sono legate alle attività delle imprese imolesi (23,8%). Seguono i viaggi low cost (37mila 690), e le presenze dei turisti di passaggio (34mila). Oltre 25mila (il 9,3%) sono le presenze gravitate attorno all’autodromo, poco meno quelle legate alle strutture sanitarie e ai congressi (7,5%). Per le fiere bolognesi 17mila 800, mentre per le celebrazioni religiose si sono contate 12mila 176 presenze. Numeri più bassi hanno interessato la visita ai centri storici (3mila), legate al turismo termale (mille 800) e al golf (950).

I 25mila turisti per l’autodromo a 140 euro l’uno fa 3,5 milioni. Un decimo di quando c’erano Formula Uno, Heineken Jammin’ Festival e Moto Gp, ma comunque una bella cifra. Tra i 700mila e gli 800mila euro sono fatturati dagli alberghi, che lasciano a Formula Imola l’8% come fondo per la mancata applicazione della tassa di soggiorno. Nel conto delle ricadute economiche non rientrano poi le spese dei turisti che non trascorrono la notte in albergo, quelli che restano solo una giornata o perché, come avviene con grandi numeri per il Crame, dormono in camper.

Un’altra valutazione fatta dalla Stai per capire quanto vale il turismo legato all’autodromo ha preso in considerazione l’occupazione. Tra dipendenti della società di gestione Formula Imola, personale che si occupa di manutenzione, antincendio, catering, pulizie... insomma, tutta l’attività dentro i cancelli di via Rosselli sono state conteggiate 20mila 431 giornate di lavoro/addetto, equivalenti all’impiego medio di 85 persone per ciascuno dei 365 giorni dell’anno. Come una media impresa.

Stefano Salomoni

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