Terremerse: «Noi pronti a pagare»

Rimini

IMOLA. Terremerse “farà fronte finanziariamente al proprio obbligo con risorse proprie, in forza degli accantonamenti già effettuati negli esercizi precedenti, a tutte le eventualità che dovessero recare pregiudizio al valore del patrimonio assegnato alla Cantina (dei Colli romagnoli; ndr) all’atto della scissione”. Che, spiegato, vuol dire che se alla Regione, alla fine del procedimento amministrativo che è instradato verso il Consiglio di Stato, dovrà essere restituito il milione di euro di contributo dato per costruire la cantina di via Bicocca, Terremerse dice: “Paghiamo noi”.

Colpo di scena. Dopo che il 18 dicembre scorso il Tar ha stabilito che il contributo concesso dalla Regione doveva essere reso, risparmiando però alla Cantina dei Colli romagnoli l’onere dei 354 mila euro di interessi, il terzo soggetto coinvolto nella vicenda batte un colpo. E lo fa mettendo sul tavolo una disponibilità totale, sia sostenendo il ricorso al Consiglio di Stato che la Colli romagnoli pare intenzionata a presentare, accollandosene le spese legali, sia mettendo al sicuro gli accordi del 2008 con cui l’impianto vitivinicolo di via Bicocca passò da Terremerse alla Colli romagnoli.

Un passo indietro. Terremerse, la cooperativa di Bagnacavallo che allora era guidata dal fratello del presidente della Regione, Giovanni Errani, presentò il progetto per la costruzione di una nuova cantina e su di esso ottenne un milione di euro come contributo del piano regionale di sviluppo rurale. Peccato che una serie di foto scattate poco prima della scadenza del bando documentarono come l’impianto fosse tutt’altro che terminato, contraddicendo quindi la dichiarazione di ultimazione dei lavori resa dal presidente di Terremerse. Allo stesso modo la Regione (e il Tar le ha dato ragione) ha ritenuto come anche la dichiarazione di inizio lavori presentata al Comune di Imola il giorno antecedente il termine previsto non potesse lasciare spazio a dubbi: l’impianto di via Bicocca non era concluso e quindi non poteva incassare il contributo.

La cessione. La nuova cantina fu poi completata e passò alla Colli romagnoli, che con l’atto di scissione dell’aprile 2008 si è vista entrare in casa anche la grana del contributo contestato e da restituire. E per il quale, c’è da scommetterci, a fronte dei danni che ne sarebbero derivati, difficilmente Terremerse sarebbe stata lasciata fuori.

I processi. Mentre il presidente della regione Vasco Errani è stato assolto dall’accusa di falso ideologico per relazione resa volontariamente alla Procura di Bologna nell’ottobre del 2009, per il fratello Giovanni il processo per truffa aggravata che vede coinvolti anche il progettista Gian Paolo Lucchi e l’imolese responsabile della sicurezza Alessandro Zanotti dovrebbe iniziare a marzo.

Quello però è il filone penale della vicenda. Il procedimento amministrativo avviato dalla Regione procede autonomamente e dopo il verdetto del Tar dovrebbe approdare al Consiglio di Stato.

Almeno così auspica Terremerse che dice di credere “nel rispetto delle scadenza fissate dal bando” e da esso attende un pronunciamento definitivo “relativamente all’estraneità ai fatti della Cantina Colli romagnoli, in parallelo con le azioni di difesa che Terremerse perseguirà direttamente per riaffermare la propria onorabilità e la piena legittimità della riscossione del contributo contestato”.

I conti tornano. Nell’esercizio 2013, i cui risultati sono stai resi noti nei giorni scorsi, Terremerse ha aumentato il proprio fatturato riducendo il debito da 42 a 30 milioni in un’ottica di risanamento e sviluppo che le ha aperto, come si legge in una nota della cooperativa ravennate, “straordinarie opportunità di acquisizioni di aziende e di attività in difficoltà, ma dotate di un proprio avviamento commerciale. È questa una componente del profilo aggressivo che intendiamo dare alla nostra azione strategica nel corso del triennio che verrà”.

Ecco, in questa prospettiva di crescita, sentire risuonare periodicamente la campana del “caso Terremerse” non è proprio il massimo.

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