Chi contesta il presepe, chi lo espelle, chi lo mangia

Rimini

Strano destino quello del presepe. Fino a pochi anni fa era semplicemente un simbolo tradizionale del Natale. Per i bambini anche un gioco, aspettare la notte del 24 per mettere anche il bambino nella mangiatoia, aspettare il 6 gennaio per far arrivare i Re Magi, ecc... Rappresenta, certo, la nascita di Gesù, ma dopotutto è questo il significato del Natale. Poi sono entrate le ideologie e per sua sfortuna il presepe è finito nel mirino del “politicamente corretto”. E così è diventato in prima istanza un’offesa alle altre religioni, quindi da bandire da scuole e luoghi pubblici (stessa sorte del crocifisso, che d’altronde è la conseguenza storica del Natale...). Dal punto di vista politico e sociale è ancora peggio: il presepe è popolato da profughi e migranti, tra ebrei (fuggirono dall’Egitto per sottrarsi alla schiavitù) e palestinesi (cacciati dalla loro terra). Sono quella tipologia di “ultimi” che oggi bussano alle nostre porte per avere un futuro migliore. E così il presepe finisce per diventare anche un argomento contro la politica di Salvini. Tanto vale, infine, citare anche un punto di vista animalista: il presepe tra bue e agnelli (risparmiamo l’asinello) può dare un’idea di quello si mangia in un anno una famiglia di 4 persone, considerando le stime dei ricercatori che indicano un consumo medio annuale di 80 chili di carne a persona.

Troppe responsabilità per quello che fino a pochi anni fa era semplicemente un simbolo tradizionale del Natale.

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